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lunedì 18 agosto 2014

LA CINA SI COMPRA IL 35% DELLA RETE ELETTRICA ITALIANA



La notizia, che forse ha fatto meno rumore di quel che dovrebbe, risale a più di una settimana fa: Cassa depositi e prestiti Spa e l’azienda statale cinese State Grid International Development Limited il 31 luglio hanno firmato l’accordo per la cessione a SGID, per circa 2.101 milioni di euro, di una quota del 35% del capitale sociale di Cdp Reti Spa, la holding che controlla con quote attorno al 30 per cento le nostre reti del gas, cioè Snam, e dell’elettricità, cioè Terna. 

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domenica 10 agosto 2014

NEW SASIAIMPIANTI.IT

Le nostre notizie,i nostri lavori e le nostre informazioni cambiano piattaforma! Potrai seguire tutti i nostri articoli qui ! Nuova veste grafica e tante notizie green!



PASSATEPAROLA!

lunedì 4 agosto 2014

L'ITALIA NON SPENGA IL SOLE! FIRMA ANCHE TU QUESTA PETIZIONE!

L'Italia rinnovabile ha bisogno del nostro aiuto!


Il sig. Alfonso Pecoraro Scanio ha lanciato questa petizione, invitando quanto più gente possibile a firmarla!
Qui di seguito il testo della petizione cosi come riportata sul sito Change.org:
"Il decreto cosiddetto competitività nella versione approvata dal Senato, senza nemmeno un vero dibattito d'Aula per colpa dell'ennesimo voto di fiducia, ha confermato una scelta gravissima.
Le ennesime norme "ammazzasolare" rischiano di distruggere quel settore nato e cresciuto in pochi anni e che ha creato decine di migliaia di posti di lavoro grazie al conto energia del 2007 che firmai quando ero Ministro dell'ambiente.
Nonostante i tanti errori normativi degli ultimi anni dovuti anche alla mancanza di un piano energetico strutturato e innovativo, i crescenti ostacoli, i mancati interventi e gli inesistenti controlli antispeculazione la produzione di energia dal Sole, ha fatto del nostro Paese uno dei leader mondiali del settore.
Ormai oltre 500.000 italiani, famiglie, imprese ed enti producono energia dal sole e come abbiamo documentato nel libro "L'Italia non spenga il Soleoltre l'80% degli Italiani vuole un futuro ad energia solare contro un insignificante 1% che punta sul carbone.
La norma cosiddetta "spalmaincentivi" ha tagliato, in modo ritenuto incostituzionale anche da Presidenti emeriti della Consulta, gli incentivi garantiti dallo Stato con la conseguenza di esporre gli investitori seri al rischio di fallire o di dover svendere gli impianti ai cosiddetti "fondi avvoltoio" ovvero proprio agli speculatori che si dice di voler combattere.
Le associazioni e le imprese del solare hanno deciso di avviare una dura azione giudiziaria contro queste norme ed è molto probabile che i giudici daranno loro ragione ma per molti sarà troppo tardi.
Intanto un'altra norma inserita nel decreto dimostra ancora di più un assurdo accanimento contro questa fonte di energia rinnovabile ed è l'assurda tassa che dovrà pagare chi si produce ed autoconsuma energia solare. In pratica si impone una tassa (definita onere di sistema) non più esclusivamente sull'energia che si prende dalla rete elettrica (come accaduto finora), ma anche sull'energia che uno si produce e consuma da solo. Una vera vergogna che avrà l'unica conseguenza di rallentare drasticamente se non bloccare lo sviluppo della generazione distribuita di energia dal sole.
Intanto ancora si impedisce a chi produce energia dal sole di poter vendere liberamente la propria energia mentre il governo italiano continua a fare dichiarazioni di principio (anche nel programma presentato per il semestre a nostra guida) e firmare accordi in Europa e a livello globale per aumentare la produzione di energie rinnovabili e per contrastare così il cambiamento climatico.
Un misto di ipocrisia e subalternità alle solite lobby dei combustibili fossili.
Chiedo, quindi, ai deputati delle commissioni Ambiente e Industria della Camera dei Deputati di agire in commissione ed in aula, per modificare il decreto eliminando queste norme dannose. Chiedo loro inoltre di presentare atti parlamentari che impegnino ad eliminare l'odiosa tassa sul solare per tutti o almeno per gli impianti solari sotto i 20 kWp che riguardano soprattuto famiglie, edifici scolastici e piccole imprese .
Chiedo al Ministro dell'Ambiente un intervento chiaro per evitare che questo tema sia trattato solo dal Ministero dell'Industria, il quale da sempre è stato non benevolo ed anzi spesso ostile verso l'energia solare e la generazione distribuita."
Obbligo di passareparola ai vostri contatti!

L'Italia non spenga il Sole #NoTasseAutoconsumo #SalvaLeRinnovabili










giovedì 31 luglio 2014

RINNOVABILI: LE GRANDI AZIENDE OSTACOLATE DAI BIG DELL'ENERGIA

Alcune delle più grandi aziende del mondo vogliono aumentare il peso delle rinnovabili dei loro gruppo ma hanno un problema: a render loro la vita difficile sono le stesse utility.

Per questo 12 grandi nomi, da Facebook a Walmart e GM hanno creato un consorzio informale, per cercare di superare gli ostacoli che nascono per l'acquisto di energia rinnovabile e la condivisione delle best practises.

Nessun interesse economico, solo la volontà di espandere la propria quota di energia pulita. Cercando di aumentare la disponibilità di energia rinnovabile a costi competitivi per gestire le imprese, le 12 società hanno firmato i Principi per il fabbisogni di energia rinnovabili per comunicare meglio le loro esigenze di acquisto e le aspettative per il mercato, che stenta a tenere il loro passo.

Le aziende - Bloomberg, Facebook, General Motors, Hewlett-Packard, Intel, Johnson&Johnson, Mars, Novelis, Procter&Gamble, REI, Sprint e Walmart - sperano che tali suggerimenti possano aprire nuove opportunità di collaborazione con le utility e con i fornitori di energia.

Con un target di energia rinnovabile combinata di 8,4 milioni di megawattora (MWh) per anno fino al 2020, le 12 aziende sono alla ricerca di un cambiamento di mercato che permetta loro di raggiungere i loro obiettivi di energia pulita.

Per soddisfare almeno quelli a breve termine queste hanno dunque bisogno di oltre 8 milioni di MWh di energia rinnovabile, la stessa elettricità che occorre per alimentare circa 800.000 case ogni anno. Gli acquirenti di grandi dimensioni hanno spesso difficoltà a rapportarsi con le utility tradizionali per l'acquisto di fonti rinnovabili a prezzi competitivi, aumentando la complessità delle procedure e i costi di transazione. Difficoltà riconosciute anche dal WWF e dal World Resources Institute (WRI), che hanno ribadito l'esigenza di linee guida chiare.

Ecco quali sono i 6 principi suggeriti dalle 12 big:

1. Maggiore scelta nelle opzioni di approvvigionamento

2. Maggiore accesso a opzioni competitive

3. Contratti a termine più lunghi e a prezzi fissi per l'energia

4. L'accesso a nuovi progetti che riducono le emissioni al di là del business

5. Maggiore accesso ai finanziamenti, nonché processi standardizzati e semplificati

6. Aumento delle opzioni di acquisto in collaborazione con le utility.

I firmatari iniziali sono pionieri, ma il gruppo si sta espandendo sempre di più una volta che le aziende stanno riconoscendo la necessità di un cambiamento del mercato per cogliere le opportunità offerte dalle energie pulite.

Aziende che hanno dimostrato con i fatti di essere alla ricerca del cambiamento, come Facebook, al lavoro su un grande datacenter europeo ecologico o ancora l'invito della società di Zuckerberg di aderire all'OCP per data center più green. E ancora, Walmart al lavoro per ridurre gli imballaggi e per rilanciare il settore delle fonti pulite negli Usa.

In aiuto, le aziende chiamano anche i regolatori statali e locali per stimolare le utility. “Queste aziende sono leader del mercato nella creazione di domanda di energia rinnovabile. I loro principi forniscono una guida per i fornitori del mercato”, ha detto Suzanne Apple, vice presidente senior del settore privato per il WWF. “Alcune delle più grandi aziende americane stanno adottando energie rinnovabili, e la loro domanda collettiva richiede al mercato di tenere il passo.”

Si parla di questo, mentre in Italia il settore delle rinnovabili è colpito dalle tasse sull'autoconsumo e dal nuovo spalma incentivi che, promettendo di tagliare del 10% le bollette delle Pmi, potrebbe mettere a rischio gli investimenti italiani e stranieri nel settore delle energie pulite. In questa situazione così incerta, quali possibilità offrirebbe il mercato italiano a chi vuole scegliere le rinnovabili?

lunedì 28 luglio 2014

NEL 2020 RADDOPPIERANNO LE ENTRATE PER L'ENERGIA SOLARE

La maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti alimenta il mercato globale dell’energia solare. Insieme a una legislazione favorevole ed alla necessità di migliorare l’autosufficienza e la sicurezza energetica, ciò aiuterà il mercato dell’energia solare a crescere rapidamente.

Mentre i volumi di vendita sono concentrati principalmente nella regione Asia-Pacifico, si registra una netta tendenza di crescita anche in altri mercati. 

Una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata "Global Solar Power Market", rileva che il mercato ha prodotto entrate per 59,84 miliardi di dollari nel 2013 e stima che questa cifra raddoppierà raggiungendo quota 137,02 miliardi di dollari nel 2020. 

La domanda globale di sistemi solari fotovoltaici nel 2014 è dominata dalla regione Asia-Pacifico, che rappresenterà circa il 46% della capacità fotovoltaica installata nel corso dell’anno. Cina, Giappone, India e Australia continueranno ad essere i quattro paesi più importanti per la crescita della domanda regionale. Con la drastica diminuzione dei prezzi dei pannelli, i produttori asiatici ora si rivolgono all'integrazione della catena di valore e all'efficienza tecnica per differenziare i propri prodotti da quelli degli altri fornitori nel mercato.

In Europa il mercato continua a crescere. La Germania è stato il primo paese europeo a incentivare l’energia solare fotovoltaica con un sistema di feed-in tariff nel 2006. La capacità installata nel mercato si è ampliata rapidamente ed è tuttora il più grande mercato dell’energia solare al mondo. Entro il 2020, Germania, Italia, Francia, Spagna e Regno Unito, insieme, progettano di installare oltre 75 GW di capacità fotovoltaica. La capacità totale installata a livello globale nel 2013 è stata di 137 GW. 

In Europa inoltre, anche l’obbligo unilaterale degli stati membri dell’Unione Europea verso il protocollo di Kyoto, che è stato pensato per ridurre le emissioni di gas serra, ha dato slancio al mercato dell’energia solare in questa regione. 

Nel frattempo, gli Stati Uniti sono diventati una meta redditizia poiché qui il prezzo dei sistemi solari fotovoltaici è calato a causa della riduzione delle importazioni dalla Cina, in seguito all'imposizione di tariffe antidumping e contro le sovvenzioni illegali sulle importazioni. (ne avevamo scritto qui)

"Il mercato globale dell’energia solare sta beneficiando di vari schemi di incentivi nella forma di certificati di energia verde scambiabili, feed-in tariff, sussidi e sgravi fiscali per l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, - afferma Pritil Gunjan, analista di Frost & Sullivan. - Tuttavia, questi schemi di incentivi continuano ad essere molto eterogenei, facendo variare ampiamente il tasso di diffusione dei sistemi solari fotovoltaici a seconda delle politiche locali e regionali."

Il potenziale del mercato dell’energia solare è stato frenato dagli elevati costi di installazione e manutenzione dei sistemi solari fotovoltaici. La fornitura intermittente dell’energia solare, il basso ritorno sull'investimento dei sistemi solari fotovoltaici e la disponibilità di tecnologie meno costose per le energie rinnovabili, come quella eolica e la bioenergia, rappresentano una sfida per il mercato.

"Elaborare normative severe per l'energia pulita e offrire sussidi adeguati al settore delle energie rinnovabili sarà essenziale, - osserva Gunjan. - Sarà ugualmente importante la chiarezza nelle linee guida relative agli incentivi per l’energia solare, in modo che gli sviluppatori dei progetti, gli investitori e i clienti non siano indotti in errore e possano prendere decisioni di investimento adeguate." 

giovedì 24 luglio 2014

FACCIAMO CHIAREZZA SUL DECRETO "SPALMA INCENTIVI"

Nei media ancora tengono banco le polemiche sul discusso provvedimento Spalma incentivi. Le associazioni delle rinnovabili si sono appellate anche all’Unione Europea per far valere le proprie ragioni.  Il Decreto, però, è ormai stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 24 giugno (dunque Napolitano ha firmato, al contrario di quanto richiesto dagli operatori del settore) ed è entrato in vigore il giorno successivo. L’unica concreta possibilità di cambiamento, al di là delle possibili battaglie giudiziarie, sarà in Parlamento tra un paio di mesi, quando le Camere dovranno trasformare il Decreto in una legge vera e propria. E anche il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, non ha escluso possibili interventi migliorativi. Per il momento, però, il dispositivo è pienamente operativo e interesserà, a partire dal 1° gennaio 2015, gli impianti fotovoltaici superiori a 200 kW di potenza. Non stiamo quindi parlando di piccoli impianti sui tetti delle case o neanche di pannelli collocati sui tetti industriali, quanto piuttosto del fotovoltaico a terra, che in Italia ha conosciuto un boom nel periodo 2009-2011 (grazie al Conto energia).
In base al Decreto Legge, per i soggetti responsabili di questi impianti si prospetta una scelta obbligatoria tra due possibili opzioni: o la rimodulazione degli incentivi, spalmati su un periodo di erogazione di 24 anni, invece che di 20, oppure una drastica riduzione dell’8% degli incentivi stessi. Il primo caso funziona in realtà “in automatico”, cioè se il soggetto responsabile non sceglierà l’altra opzione. In base all’art. 26 comma 3 del decreto: a decorrere dal 1° gennaio 2015, la tariffa incentivante per l’energia prodotta dagli impianti di potenza nominale superiore a 200 kW è rimodulata secondo la percentuale di riduzione indicata in un’apposita tabella che tiene conto del periodo residuo di incentivazione, in base al quale viene calcolata la riduzione dell’incentivo.
In buona sostanza l’ammontare complessivo dell’incentivo resta pressoché invariato (a parte piccole variazioni legate all’approssimazione), ciò che cambia, quindi, è la durata dello stesso, in quanto viene spalmato su un periodo più lungo (di 4 anni). Qualcosa che però potrebbe cambiare non poco il ritorno economico annuale calcolato dagli operatori al momento dell’investimento, anche se non bisogna dimenticare che molto spesso i business plan dei progetti più grandi sono comprensivi del “Rischio paese”. Cioè la possibilità di interventi retroattivi di questo tipo (o anche peggiori) potrebbe essere già stata messa in conto fin dall’inizio dalle aziende.
La seconda opzione è la seguente: chi non volesse vedersi spalmare gli incentivi su un periodo di 24 anni, ha tempo fino al 30 novembre per comunicarlo al Gestore dei servizi energetici, ma si vedrebbe ridotta l’incentivazione dell’8%. Infatti, secondo quanto si legge nel comma 7 dell’art. 26: “la rimodulazione dell’incentivo non trova applicazione nel caso in cui i titolari degli impianti fotovoltaici di potenza nominale superiore a 200 kW optino per una riduzione di una quota pari all’8 per cento dell’incentivo riconosciuto alla  data di entrata in vigore del presente decreto-legge, per la durata residua del periodo di incentivazione. L’opzione deve essere esercitata e comunicata al GSE  entro il 30 novembre 2014 e la riduzione dell’incentivo decorre dal 1° gennaio 2015”. A quanto pare, questa seconda opzione sembra quella destinata a incontrare il favore degli operatori che, comunque, si preparano ai ricorsi normativi in sede europea e nazionale.

martedì 22 luglio 2014

QUALE FUTURO PER L'ITALIA? FONTI FOSSILI O EFFICIENZA ENERGETICA?

Il dibattito su quale debba essere il futuro energetico dell’Italia è esploso negli ultimi giorni, a seguito dell’intervista rilasciata dal premier Matteo Renzi al Corriere della Sera. Renzi ha espresso forti perplessità sul mancato sfruttamento dei giacimenti nostrani di gas naturale e di petrolio, criticando chi si oppone a questo genere di operazioni. La risposta di Greenpeace non si è fatta attendere: l’associazione ambientalista suggerisce di investire in rinnovabili ed efficienza energetica piuttosto che nelle trivellazioni.

Secondo Renzi non sfruttare adeguatamente i giacimenti di combustibili fossili situati in Sicilia e in Basilicata è un grave errore. Per il premier l’Italia sta sprecando una preziosa occasione: la quantità di petrolio e di gas naturale presenti nel Sud Italia permetterebbe di raddoppiare l’attuale volume della produzione nazionale di energia e di migliorare l’occupazione in una zona del Paese particolarmente bisognosa di lavoro. 

Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera Renzi ha parlato di 40.000 nuovi posti di lavoro generati dallo sfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo italiano. Il segretario del PD ha dunque criticato l’immobilità italiana sul fronte energetico e ha puntato il dito contro “tre, quattro comitatini” che impedirebbero, con manifestazioni di protesta e critiche, l’attuazione di progetti volti allo sfruttamento delle risorse fossili. Renzi ha rilanciato le sue accuse, lanciando un apposito hashtag – #inaccettabile – rivolto a chi si oppone a queste opere.


Immediata la risposta di Greenpeace alle parole di Renzi, risposta che è arrivata con un tweet e con un articolo di approfondimento. Secondo l’associazione ambientalista l’unico comportamento #inaccettabile è la difesa delle trivellazioni, che hanno conseguenze negative per l’ambiente terrestre e marino, oltre che per l’atmosfera. L’estrazione di gas naturale e di petrolio, infatti, altera l’ecosistema e comporta l’emissione di grandi quantitativi di gas serra. Secondo Greenpeace il futuro dell’energia in Italia passa per le rinnovabili e per l’efficienza energetica. Nell’articolo di risposta a Renzi vengono citati alcuni rapporti elaborati da Confindustria e dalle principali sigle sindacali italiane secondo i quali sviluppare il settore dell’efficienza energetica creerebbe 140.000 posti di lavoro all’anno per almeno 10 anni. A questo risultato si aggiungerebbero i benefici per l’ambiente e per le tasche degli italiani che potrebbero utilizzare energia pulita e a basso costo.

Quindi? Quale futuro per l’Italia?

Da un lato Renzi e chi sostiene l’urgenza per l’Italia di ridurre la sua dipendenza energetica dall’estero sfruttando le risorse nazionali; dall’altro Greenpeace e chi ritiene che il presente e il futuro dell’Italia passino per le energie rinnovabili, portatrici di lavoro, energia pulita ed economica e benefici tangibili anche per le generazioni future. Il dibattito è aperto e il confronto a suon di numeri sembra essere soltanto alle prime battute. Quale sarà il futuro dell’Italia? È la volta buona che il Paese si proponga come capofila di un nuovo paradigma di sviluppo europeo basato sull’energia rinnovabile o, come teme Greenpeace, rischia di trasformarsi in un piccolo Texas?


Voi cosa ne pensate?


sabato 19 luglio 2014

AUTOCONSUMO: L'EVOLUZIONE MONDIALE

Finlandia, Germania, California, Australia: sono soltanto alcuni esempi che dimostrano come ormai, in tutto il mondo, stia avvenendo un passaggio verso l’autoconsumo.

Proprio per questo l’Italia e gli ultimi decreti messi a punto in materia di energia e bollette risultano una nota stonata, che penalizza proprio generazione distribuita, autoproduzione e autoconsumo, che altrove sono, invece, una leva verso la sostenibilitàe uno dei cardini delle smart cities. Proviamo a mettere a confronto cosa accade all’estero e cosa accade invece nel nostro Paese.

CALIFORNIA – Qui l’obiettivo è semplificare la burocrazia per rendere più standardizzati i processi di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici, in particolare quelli su tetto. La proposta sarebbe quella di un limite massimo di 5 giorni lavorativi perché tutte le operazioni siano completate, con una sola ispezione-revisione successiva all'installazione.

Tutto questo mentre i dati del California Independent System Operator hanno dimostrato che lo stato ha superato il suo stesso record di generazione fotovoltaica il 1° giugno, con l’immissione in rete di 4.767 MW di energia. Senza contare che la produzione di energia fotovoltaica a maggio 2014 è stata di 3 volte superiore a quella registrata nello stesso periodo del 2013.

GERMANIA – In Germania la situazione vede gli incentivi diminuire, così come i prezzi dei pannelli solari. Ma la rivoluzione, anche in questo caso, risiede nel boom dell’autoconsumo: chi ha un impianto tende a consumare la propria energia, prima di quella che arriva dalla rete, più cara, da un lato proprio per via del calo degli incentivi, dall’altro anche grazie ai meccanismi che lo scorso anno invece li hanno spostati verso chi acquista sistemi di accumulo per il fotovoltaico.

FINLANDIA – In Finlandia l’imperativo è ridurre le emissioni nocive, quindi anche qui si fa leva sui sistemi di accumulo per incentivare la diffusione delle energie pulite. In tutti i casi, qui si uniscono le forze: il VTT Technical Research Centre, la Lappeenranta University of Technology e il Finland Futures Research Centre della University of Turku hanno lanciato il progetto Energy neo-carbon per lo stoccaggio di energia solare ed eolica, che ha ricevuto un finanziamento strategico ingente da Tekes, agenzia finlandese per l'innovazione. Il progetto si suddivide in 3 parti: ricerca sui sistemi energetici; sviluppo di sistemi energetici, valorizzazione delle competenze sullo sviluppo delle tecnologie di stoccaggio dell'energia.

AUSTRALIA - L'autoconsumo ha toccato qui livelli record, al punto che le previsioni dicono che al 2040 la metà dell'energia elettrica generata sarà consumata nello stesso luogo. Non c'è più competizione per le fonti fossili, che perderanno progressivamente terreno, sconfitti dai cittadini"prosumers", del tutto scollegati dalla rete (e in molte zone rurali, di fatto, lo sarebbero comunque), in grado di produrre energia da soli grazie al fotovoltaico.

E IN ITALIA? – Già all’ultimo Solarexpo Alvaro Garcia-Maltras e Sandra Valverde della cineseTrina parlavano di un passaggio vistoso da un modello basato sugli incentivi ad uno incentrato sull'autoconsumo dell'elettricità green, autoprodotta da tutti, che però comporta un cambio di mentalità. E il cambio di mentalità pare che sia avvenuto più negli italiani che in chi li governa. Il decreto spalma incentivi non piace a nessuno e minaccia proprio l’autoconsumo su cui gli altri Paesi basano invece il loro futuro green.

Non solo. E’ un vero attacco al comparto, non a caso su Twitter il dibattito ha preso campo velocemente con gli hashtag #noatasseautoconsumo, #governofossile, #spalmaincentivi e#salvarelerinnovabili. Tutto questo mentre gli investitori esteri hanno dato il via ai ricorsi e la stessa Confindustria non è completamente a favore del decreto.

Da più parti arrivano proposte, al momento però fa riflettere e preoccupare la volontà di un settore che, peraltro, ha retto meglio di altri alla crisi economica, creando occupazione e favorendo il passaggio verso un futuro low carbon. In Italia il sole non è più un bene democratico.

mercoledì 9 luglio 2014

SEGUIRE L'ESEMPIO DI WILDPOLDSRIED (GERMANIA) SULLE RINNOVABILI

Sono partiti nel 1997, quando si decise che si dovevano costruire nuove industrie e infrastrutture senza creare debiti
La citta' aveva anche problemi di inondazioni ed allagamenti. Nel 2000 ricevettero dei fondi europei per lavorare sui sistemi di prevenzione per le inondazioni, ed il sindaco decise che sarebbe stato utile includere un sistema naturale di assorbimento dell'acqua usando le lagune locali. Queste avrebbero filtrato e poi rilasciato l'acqua piovana in modo controllato nei ruscelli locali.
Sono partiti cosi, e poi l'idea di fare tutto "naturale" non si e' fermata e nel giro di pochi anni hanno rivestito gli edifici comunali con pannelli solari, creato del biogas per la città  e installato sette pale eoliche. 
190 famiglie si sono installate i pannelli sui tetti e la città' ha creato dei mini impianti idroelettrici.

E cosi Wildpoldsried ha prodotto il 321% dell'energia in piu' rispetto a quel che gli serve, e ha anche guadagnato 4 milioni di euro nel re-immetterla in rete. 
La citta' e' diventata meta di investitori di vario genere che vengono qui attratti dalle condizioni agevolate di fare business.
Wildpoldsried ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali per le sue iniziative energetiche e per la protezione dell'ambiente. Hanno anche creato una iniziativa, il WIR–2020, Wildpoldsried Innovativ Richtungsweisend per ispirare cittadini a fare la loro parte per l'ambiente, e per creare sintonia fra la protezione dell'ecosistema e la creazione di lavoro e benessere verde.
Ogni tanto ci sono dei programmi per mostrare ad altri villaggi come e cosa si puo' fare per migliorare l'efficenza energetica e attrarre capitali per l'industria verde. 
Il sindaco e' stato letteralmente assalito dalla stampa.
Insomma, 4 milioni di euro per 2600 abitanti senza che si avveleni nessuno è un bel traguardo no?

venerdì 4 luglio 2014

CON IL GOVERNO RENZI SERIO RISCHIO DI COLLASSO PER LE GREEN ENERGY ITALIANE

Ancora polemiche da parte del settore delle rinnovabili italiane sulla politica attuata dal Governo Renzi in fatto di energie verdi. 

Gli ultimi provvedimenti hanno infatti scosso il comparto, alle prese oggi con misure retroattive e pesanti tagli. Elementi che stanno minando il futuro del settore come spiega ANEV che denuncia il serio rischio di collasso per le green energy nostrane


Come spiega l’associazione, alle nuove norme governative si aggiungano in questi giorni anche gli attacchi di Italia Nostra e Amici della Terra, “che hanno usato toni  ed argomenti tali da sollevare seri dubbi sul fatto che gli interessi che si propongono di difendere siano quelli dell’ambiente”. Attacchi a cui mancherebbe obiettività, spiega l’associazione del vento. “Basti infatti ricordare che negli ultimi 3 anni le Rinnovabili differenti dal FV, hanno già visto la riduzione degli incentivi RETROATTIVAMENTE per oltre il 35% dei Certificati Verdi (22% del taglio dei Certificati Verdi dal 2011, l’imposizione dell’IMU, l’applicazione della Robin Hood Tax pari al 6,5% degli utili, gli oneri per il funzionamento del GSE  0,5 €/cent per kWh, gli oneri di sbilanciamento)”.

Le affermazioni dell’Anev seguono solo di qualche giorno quelle di assoRinnovabili che ha voluto scrivere all’ANCI (Associazione Nazionali Comuni Italiani), a Coldiretti, a Confagricoltura e a Federfondiaria. Il contenuto della missiva? Chiedere un supporto nelle azioni che avvierà per impedire la conversione in legge del decreto spalma incentiviAggiungendosi a una serie di provvedimenti di natura normativa, fiscale e regolatoria che nell’ultimo anno e mezzo hanno già eroso in modo considerevole i ricavi dei produttori di energia da fonte fotovoltaica – ricorda il presidente Re Rebaudengo -, la norma, qualora fosse convertita in legge, renderebbe molto probabile il rischio di numerosi default aziendali”.

lunedì 30 giugno 2014

ENORME PASTICCIO NEL DECRETO "TAGLIA BOLLETTE" DEL GOVERNO RENZI


Come promesso in questo post ci torniamo su sull'argomento e approfondiamo il decreto "taglia bollette" del governo Renzi.



Come immaginavamo è un pasticcio e i conti non tornano.  Ecco perchè:

Secondo i due esponenti di Green Italia, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, «sulle energie rinnovabili il governo Renzi e in particolare il ministro Guidi si sono scagliati con forza, incuranti delle conseguenze sul settore interno e delle reazioni degli investitori stranieri. Il taglio del 10% delle bollette delle PMI non produrrà nessun beneficio per l’85% delle imprese italiane, e comunque per finanziare questo sconto settoriale mancano all’appello ben 500 milioni di euro, perché i 200 milioni per lo “spalma incentivi” volontario sono prevedibilmente sovrastimati, ma prendendoli per buoni e anche ammettendo che si ottengano 700 milioni da quello obbligatorio per il fotovoltaico (e non sarà così visti i prevedibili ricorsi vincenti contro la retroattività) manca appunto circa mezzo miliardo per arrivare a 1,5 mld promesso di sconto.

Probabilmente i cittadini dovranno finanziare in qualche modo questo buco vista l’inerzia del Ministro Guidi a tagliare incentivi e regalie varie legate alle energie fossili».

Per Della Seta e Ferrante «Permangono infatti fondati dubbi che infatti il ministro voglia incidere sui sussidi agli idrocarburi, perché se sul fotovoltaico si è intervenuti con la decretazione d’urgenza, per quanto riguarda ad esempio l’eliminazione dei sussidi alle centrali ad olio combustibile o la riduzione del trattamento di favore ai cosiddetti ‘interrompibili’ (che ormai non vengono più interrotti), la strada che si intenderebbe seguire è quella soft degli atti di indirizzo all’Autorità per l’Energia, ma quando si trattò di ‘regalargli’ un trattamento di favore si ricorse al provvedimento legislativo.

Se l’intento del Governo è effettivamente quello di alleggerire il costo della bolletta le soluzioni ci sono, ad esempio la revisione del mercato dei servizi di dispacciamento, l’intervento sulle convenzioni CIP6 a fonti assimilate che non hanno ancora beneficiato della prevista risoluzione facoltativa, il trasferimento in bolletta dei vantaggi generati dalle fonti rinnovabili (circa 7-8 miliardi di euro) e l’introduzione di un sistema fiscale green basato sul principio “Chi inquina paga””, magari finalmente ricorrendo a un’efficace Carbon tax».

Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, si rivolge direttamente al Premier Matteo Renzi per cercare di comprendere le recenti scelte compiute in tema di energia con il decreto Legge 91/2014: «Perché il Governo del grande cambiamento ha deciso di intraprendere una guerra contro il solare? E’ lecito chiederselo alla luce delle azioni condotte dal Governo con l’approvazione il 24 Giugno di un Decreto Legge che incide in modo retroattivo sugli investimenti realizzati dalle imprese e per come si è scelto di premiare le fonti fossili ai danni proprio del solare».

Legambiente, dopo aver analizzato a fondo il Decreto, sottolinea che «Sono molti infatti, gli indizi che proverebbero questo attacco alle rinnovabili: il primo riguarda il tema più dibattuto in queste settimane, ossia lo “spalma-incentivi” obbligatorio, che riguarda gli impianti fotovoltaici in produzione intervenendo in modo retroattivo sulle tariffe, con rischio di incostituzionalità, che darebbe un messaggio nettamente negativo agli investitori».

Gli ambientalisti fanno un altro esempio, forse addirittura più grave perché riguarda il futuro degli investimenti nel solare e dimostra la capacità di pressione che le lobby delle fonti fossili esercitano nei confronti del Governo, si tratta della previsione di introdurre una tassa per le reti private (Seu, Riu) e per l’autoproduzione di elettricità, cioè la parte di energia prodotta che gli impianti non scambiano con la rete.

A Legambiente spiegano che questa tassa sarà pari al 5% per le Seu e le Riu esistenti, ossia quelle che riguardano centrali a olio, gas, raffinerie, fabbriche, mentre sarà più cara per il futuro, perché il Decreto prevede che potrà aumentare anche considerevolmente per tenere in equilibrio il sistema.

Dunque proprio gli impianti solari e da rinnovabili - che oggi possono trovare importanti prospettive di investimento con questi sistemi – si troveranno a pagare più degli impianti inquinanti. In pratica si avrebbe un condono per il passato inquinante e maggiori tasse e incertezze su un futuro pulito che potrebbe riguardare famiglie, condomini e piccole e medie imprese che vorranno utilizzare il proprio tetto per prodursi energia dal sole.

Altro esempio fatto dal Cigno Verde di quella che definisce «L’indubbia attenzione del Governo nei confronti delle fonti fossili» è la scomparsa dal provvedimento di alcuni tagli ai sussidi alle fonti fossili su cui lo stesso Ministro Guidi aveva annunciato di voler intervenire: 

E’ sparito infatti lo stop ai sussidi per le centrali a olio combustibile come pure un intervento promesso sui famigerati incentivi Cip6, che ne avrebbe ridotto l’impatto in bolletta, ossia quello di riforma della componente costo evitato di combustibile (Cec).

Completamente assente poi, una qualsiasi spinta nella direzione dell’autoproduzione da fonti rinnovabili, che ha evidentemente i suoi principali oppositori proprio nel Ministero dello Sviluppo economico e nell’Autorità per l’energia
.
Zanchini conclude: Perché non si tolgono i limiti allo scambio sul posto per l’energia prodotta da fonti rinnovabili? Perché il Governo non interviene sull’Authority che continua a rinviare la nuova normativa sui Riu che servirebbe alle imprese piccole e medie che vogliono investire nelle fonti rinnovabili? 

Se l’obiettivo del Decreto è davvero di ridurre la spesa energetica delle imprese italiane è proprio in questa direzione, che tiene assieme efficienza e fonti rinnovabili, che si può guardare per ottenere risultati concreti. 

Ci appelliamo al Parlamento perché riscriva questa parte del Decreto nell’interesse dell’Italia, dei suoi cittadini e delle sue imprese. La sola strada in grado di dare risposta ai problemi di sicurezza degli approvvigionamenti, di riduzione della spesa energetica e delle emissioni di gas serra passa per la riduzione dei consumi e delle importazioni di fonti fossili e dunque per efficienza e fonti rinnovabili.

lunedì 16 giugno 2014

CON IL DECRETO "TAGLIA BOLLETTE" ENNESIMO TAGLIO ALLE RINNOVABILI?

Le imprese e i lavoratori del settore fotovoltaico sono in forte stato d’allarme alla notizia degli ennesimi tagli retroattivi e delle ulteriori tasse che in queste ore si starebbero perpetrando a Palazzo Chigi con assoluta mancanza di trasparenza e che causerebbero, se confermate, il licenziamento di almeno 10.000 lavoratori proprio delle Piccole e Medie Imprese che in teoria si vorrebbero aiutare.

Il Governo ha totalmente ignorato le numerose proposte alternative, presentate dall’associazione negli ultimi due mesi, che porterebbero al condivisibile obiettivo di abbassare le bollette delle PMI senza affossare il settore.
"Chiediamo a Renzi, Guidi e Padoan di ripensarci e di non spegnere la green economy che è uno dei pilastri fondamentali per lo sviluppo economico e ambientalmente sostenibile del nostro Paese”. Lo scrive in una nota Free, Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, associazione che raggruppa più di 30 realtà associative del settore.
Entro il 20 giugno il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il cosiddetto “taglia bollette”, il decreto per ridurre del 10% il costo dell’elettricità alle piccole e medie imprese (pmi). Come al solito, sarà difficile stimare il saldo tra quello che il governo dà e quello che prende. Al momento non ci sono stime, ma da quello che emerge l’operazione ha un costo compreso tra 1,9 e 2,9 miliardi di euro e la copertura deriva da tagli ai sussidi per la produzione di energia, in particolare quella da fonti rinnovabili. Il governo minimizza l’effetto sul settore assicurando di voler ridurre le posizioni di rendita di cui godono alcuni produttori.
Ci ritorneremo su...

giovedì 24 aprile 2014

DAL GOVERNO RENZI UNA NUOVA TASSA SUL FOTOVOLTAICO

Le politiche per l’ambiente e la riconversione alle energie rinnovabili si sostengono con la defiscalizzazione di chi sceglie strade alternative investendo su impianti che su medio e lungo termine diventeranno una fonte di risparmio. Una delle eredità del Governo Letta che bene illustrano quanto l’Italia voglia investire nelle energie rinnovabili è la circolare numero 36/e dell’Agenzia delle Entrate che comunica che la presenza di un impianto fotovoltaico aumenterà la rendita catastale dell’immobile, facendo aumentare le imposte ad essa connessa come Imu e Tasi.


Decisamente un colpo basso a tutti coloro che, con uno sforzo economico non indifferente, si sono impegnati per ridurre le emissioni e contribuire a una rete energetico maggiormente sostenibile. Va specificato che la novità non riguarderà tutti coloro che hanno installato un pannello solare, ma solamente coloro il cui impianto supera una potenza di 3 kilowatt e il cui valore è superiore al 15% della rendita catastale.

Lombardia e Veneto saranno le due regioni maggiormente colpite dalla “tassa” sul fotovoltaico. Nel solo Veneto sono 74mila le abitazioni dotate di impianto fotovoltaico e 53mila dispongono dei parametri minimi per far scattare l’aumento.

Una delle prime conseguenze di questa nuova normativa – un vero e proprio assist a chi produce energia da fonti fossili e non rinnovabili – sarà la contrazione dell’installazione di pannelli fotovoltaici domestici da parte di privati e aziende. Giuliano Rosolen, segretario provinciale di Cna Treviso parla di “barbarie” e si fa portavoce della preoccupazione delle nuemerose aziende che operano nel settore delle rinnovabili:

No alle tasse sulla green economy. Il fisco italiano non deve fare cassa con chi investe in energia pulita. La circolare che introduce questa barbarie va stralciata. Chi ha investito in un impianto per la produzione di energia pulita non deve trovarsi a dover pagare più tasse perché l’immobile è aumentato di valore. E quando l’impianto sarà a fine ciclo e dovrà essere smaltito? Chi investe in energia pulita permettendo al Paese di raggiungere gli obiettivi comunitari non deve essere punito.

Questa nuova tassa è tra le misure per trovare i famosi 80 euro in busta paga che saranno assegnati ai dipendenti con reddito lordo tra 8.000 e 24.000 euro e dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale tra oggi e domani.

mercoledì 2 aprile 2014

OBAMA, ROMA, SHALE GAS?

L’annessione della Crimea e il conseguente innalzamento della tensione politica hanno aumentato le preoccupazioni dell’Europa per la dipendenza dal gas russo che soddisfa il 32% della domanda interna di metano. Da qui la richiesta che i vertici europei hanno fatto al presidente Obama per un’accelerazione degli iter autorizzativi degli impianti di liquefazione previsti sulla costa atlantica degli Usa. Una mossa per diversificare gli approvvigionamenti importando metano a prezzi bassi approfittando del boom della produzione statunitense di shale gas.
Obama non ha escluso questa possibilità, ma ha raffreddato le attese incoraggiando i leader europei a trovare le risposte a casa propria, partendo dallo sfruttamento dello shale gas presente anche nel sottosuolo del vecchio continente. Queste aspettative rischiano però di essere deluse e di allontanare l’Europa dalla strada maestra per ridurre le importazioni di gas che passa dalla crescita delle rinnovabili e dalla riduzione dei consumi grazie ad incisive politiche per l’efficienza energetica.
In Europa le  riserve di shale gas sono interessanti, pari al 15-30% di quelle Usa. Diverse condizioni al contorno rendono infatti improbabile uno sviluppo su scala significativa dello shale gas nel vecchio Continente. Se sarà possibile estrarlo, il suo contributo al 2030 sarà compreso tra un 3% dei consumi di gas fino ad arrivare, nelle ipotesi più ottimiste, ad un 10%.
C’è poi il problema delle grandi quantità di acqua necessarie per le operazioni di fracking (per la durata di vita di un pozzo servono da 5 a 15 mila metri cubi) che rappresentano un ulteriore limite da noi. A questo si deve aggiungere che l’Europa è molto più antropizzata degli Usa e questo rende più problematica l’azione di ricerca ed estrazione con migliaia di pozzi. Per garantire una produzione pari al 10% della domanda di gas occorrerebbe trivellare una superficie ampia come l’Olanda.
Nel Regno Unito, dove il governo è lanciatissimo su questa opzione, si sta registrando una forte opposizione locale e  si è molto lontani da risultati concreti. Da quando è stata rimossa una moratoria a causa di rischi sismici nel dicembre del 2012, non una sola società ha fatto richieste per effettuare nuove trivellazioni, malgrado i ponti d’oro fiscali offerti dal governo. Delle sei aziende che hanno delle licenze, solo una, Igas, ha dichiarato di voler effettuare un pozzo quest’anno.
Ma non è meglio ancora una volta l'ENERGIA RINNOVABILE E PULITA?
Informati sulla pericolosità dello shale gas qui
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martedì 11 marzo 2014

SCATTA IL SEQUESTRO DELLA CENTRALE A CARBONE "TIRRENO POWER"

E' scattato ufficialmente il sequestro per la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure. Il gip del tribunale di Savona, Fiorenza Giorgi, ha accolto la richiesta della Procura a seguito del mancato rispetto di alcuni limiti imposti dall'AIA. L'ordinanza fatta eseguire oggi prevede lo spegnimento dei due gruppi a carbone (mentre resta in funzione quello a gas) e il commissariamento della centrale. Il commissario designato è il nuovo direttore della centrale, Massimiliano Salvi, subentrato di recente all’ex direttore Giovanni Gosio, uno degli indagati per disastro doloso.

La centrale a carbone è appartenuta all'Enel fino al 2002. Per il procuratore di Savona che cura l'inchiesta, Francantonio Granero, tra il 2000 e il 2007 le emissioni della centrale a carbone di Vado hanno causato oltre 400 morti. Un dato che non si basa su un calcolo algoritmico, come era emerso in passato, ma su rilevazioni. Secondo il procuratore, ci sarebbero stati anche tra i 1.700 e i duemila ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 ricoveri di bambini per patologie respiratorie e attacchi d’asma tra il 2005 e il 2012.
Sull'attività di Tirreno Power sono aperti due filoni d'inchiesta, una per disastro ambientale e una per omicidio colposo. Risultano indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio ex direttore generale, dimessosi alcune settimane fa, e il direttore dello stabilimento Pasquale D'Elia. Ci sarebbe anche un terzo indagato di cui non si conosce il nome.
L'azienda si è sempre difesa sostenendo che gli studi dei consulenti di parte hanno delle "criticità". "Non sono mai stati sottoposti a un contraddittorio, non si comprende quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti. Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall'assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità" tra morti, malattie ed emissioni. Secondo l'azienda, nelle perizie dei consulenti della procura mancherebbe anche lo studio della ricaduta a terra delle particelle inquinanti.
Vi rimando a questo post sulla pericolosità delle centrali a carbone.

giovedì 30 gennaio 2014

LEGA-PD-FI CONTRO LE ENERGIE RINNOVABILI


"In Senato altro colpo di mano contro le energie rinnovabili. Approvato (con voto contrario del M5S) emendamento che fa slittare l'obbligo dell'adozione di energie rinnovabili per i nuovi edifici e quelli sottoposti a ristrutturazione"
Così in una nota del gruppo M5S di Palazzo Madama. "Segnaliamo che nella votazione tenuta pochi minuti fa - prosegue il comunicato - sul provvedimento ancora in discussione 'Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 150, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative' - Atto Senato n. 1214, Il Movimento 5 Stelle ha votato contro lo slittamento dell'obbligo dell'applicazione delle Energie Rinnovabili per i nuovi edifici e quelli sottoposti a ristrutturazioni come disposto nel d.lgs n.28/11". 

L'emendamento è stato proposto dalla Lega e votato a larga maggioranza. 

Il M5S, continua la nota, ritiene "l'episodio un nuovo colpo di mano alle fonti rinnovabili. In questo caso non si tratta di incentivi, ma di un obbligo che avrebbe permesso di implementare meglio il concetto di autoconsumo energetico degli edifici, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici, all'emissioni, ma sopratutto a stimolare la domanda interna e la ripresa economica favorendo il settore della green economy. Sicuramente, l'approvazione di questo emendamento, che vede la contrarietà del Movimento 5 Stelle, contribuisce a minare il dibattito sul clima e gli obiettivi europei al 2030 in cui il Governo deve rispondere al più presto per chiarire la sua posizione".

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mercoledì 8 gennaio 2014

FACCIAMO CHIAREZZA SULL' ECOBONUS 2014

Sulle detrazioni fiscali per pannelli solari ed elettrodomestici vige ancora una certa confusione tra chi si avvicina per la prima volta alle possibilità previste dal Governo di detrazioni fiscali per il risparmio energetico, le ristrutturazioni e il bonus mobili ed elettrodomestici (tre cose che, seppur per certi versi collegate, vanno considerate distinte). Cerchiamo di far chiarezza sui principali dubbi in merito alle detrazioni fiscali per l'ecobonus e gli elettrodomestici.

A differenza di quanto si potrebbe pensare con l'ecobonus 2014 le detrazioni fiscali per il risparmio energetico non comprendono l'installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Le agevolazioni sono valide per pannelli solari volti alla produzione di acqua calda (uso domestico, industriale, in strutture sportive, educative e altro). Sono validi anche i sistemi termodinamici a concentrazione solare ma sempre e solo per la produzione di acqua calda.

Attenzione a voler beneficiare dell'ecobonus 2014 e delle detrazioni fiscali al 65% per l'installazione di sistemi complessi in grado di riscaldare l'acqua e di produrre energia elettrica: in tal caso si può beneficiare degli sgravi ma solo per i costi relativi (ancora una volta) alla produzione di acqua calda. Sebbene sia lecito credere che le detrazioni sul risparmio energetico comprendano i pannelli fotovoltaici come abbiamo visto la realtà dei fatti è differente e complessa. Rimandiamo i lettori che desiderino approfondire ulteriormente l'argomento alla guida sul risparmio energetico contenuta sul sito ufficiale Casa.governo.it.

Passiamo a chiarire un altro punto su cui si concentrano i dubbi dei cittadini: le detrazioni fiscali sugli elettrodomestici con classe energetica A+ o migliore (A o migliore per i forni), fanno o non fanno parte dell'ecobonus 2014? La risposta è no: al di là di casi molto particolari (si faccia sempre riferimento, per dubbi, al sito governativo già citato e al sito di ENEA) tali spese rientrano nel bonus mobili, arredi ed elettrodomestici, la cui percentuale di detrazione è al 50% anziché al 65%, e per il quale è importante vi siano correlati lavori di ristrutturazione edilizia nell'abitazione per poter accedere alle agevolazioni.

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