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domenica 10 agosto 2014

NEW SASIAIMPIANTI.IT

Le nostre notizie,i nostri lavori e le nostre informazioni cambiano piattaforma! Potrai seguire tutti i nostri articoli qui ! Nuova veste grafica e tante notizie green!



PASSATEPAROLA!

giovedì 31 luglio 2014

RINNOVABILI: LE GRANDI AZIENDE OSTACOLATE DAI BIG DELL'ENERGIA

Alcune delle più grandi aziende del mondo vogliono aumentare il peso delle rinnovabili dei loro gruppo ma hanno un problema: a render loro la vita difficile sono le stesse utility.

Per questo 12 grandi nomi, da Facebook a Walmart e GM hanno creato un consorzio informale, per cercare di superare gli ostacoli che nascono per l'acquisto di energia rinnovabile e la condivisione delle best practises.

Nessun interesse economico, solo la volontà di espandere la propria quota di energia pulita. Cercando di aumentare la disponibilità di energia rinnovabile a costi competitivi per gestire le imprese, le 12 società hanno firmato i Principi per il fabbisogni di energia rinnovabili per comunicare meglio le loro esigenze di acquisto e le aspettative per il mercato, che stenta a tenere il loro passo.

Le aziende - Bloomberg, Facebook, General Motors, Hewlett-Packard, Intel, Johnson&Johnson, Mars, Novelis, Procter&Gamble, REI, Sprint e Walmart - sperano che tali suggerimenti possano aprire nuove opportunità di collaborazione con le utility e con i fornitori di energia.

Con un target di energia rinnovabile combinata di 8,4 milioni di megawattora (MWh) per anno fino al 2020, le 12 aziende sono alla ricerca di un cambiamento di mercato che permetta loro di raggiungere i loro obiettivi di energia pulita.

Per soddisfare almeno quelli a breve termine queste hanno dunque bisogno di oltre 8 milioni di MWh di energia rinnovabile, la stessa elettricità che occorre per alimentare circa 800.000 case ogni anno. Gli acquirenti di grandi dimensioni hanno spesso difficoltà a rapportarsi con le utility tradizionali per l'acquisto di fonti rinnovabili a prezzi competitivi, aumentando la complessità delle procedure e i costi di transazione. Difficoltà riconosciute anche dal WWF e dal World Resources Institute (WRI), che hanno ribadito l'esigenza di linee guida chiare.

Ecco quali sono i 6 principi suggeriti dalle 12 big:

1. Maggiore scelta nelle opzioni di approvvigionamento

2. Maggiore accesso a opzioni competitive

3. Contratti a termine più lunghi e a prezzi fissi per l'energia

4. L'accesso a nuovi progetti che riducono le emissioni al di là del business

5. Maggiore accesso ai finanziamenti, nonché processi standardizzati e semplificati

6. Aumento delle opzioni di acquisto in collaborazione con le utility.

I firmatari iniziali sono pionieri, ma il gruppo si sta espandendo sempre di più una volta che le aziende stanno riconoscendo la necessità di un cambiamento del mercato per cogliere le opportunità offerte dalle energie pulite.

Aziende che hanno dimostrato con i fatti di essere alla ricerca del cambiamento, come Facebook, al lavoro su un grande datacenter europeo ecologico o ancora l'invito della società di Zuckerberg di aderire all'OCP per data center più green. E ancora, Walmart al lavoro per ridurre gli imballaggi e per rilanciare il settore delle fonti pulite negli Usa.

In aiuto, le aziende chiamano anche i regolatori statali e locali per stimolare le utility. “Queste aziende sono leader del mercato nella creazione di domanda di energia rinnovabile. I loro principi forniscono una guida per i fornitori del mercato”, ha detto Suzanne Apple, vice presidente senior del settore privato per il WWF. “Alcune delle più grandi aziende americane stanno adottando energie rinnovabili, e la loro domanda collettiva richiede al mercato di tenere il passo.”

Si parla di questo, mentre in Italia il settore delle rinnovabili è colpito dalle tasse sull'autoconsumo e dal nuovo spalma incentivi che, promettendo di tagliare del 10% le bollette delle Pmi, potrebbe mettere a rischio gli investimenti italiani e stranieri nel settore delle energie pulite. In questa situazione così incerta, quali possibilità offrirebbe il mercato italiano a chi vuole scegliere le rinnovabili?

giovedì 24 luglio 2014

FACCIAMO CHIAREZZA SUL DECRETO "SPALMA INCENTIVI"

Nei media ancora tengono banco le polemiche sul discusso provvedimento Spalma incentivi. Le associazioni delle rinnovabili si sono appellate anche all’Unione Europea per far valere le proprie ragioni.  Il Decreto, però, è ormai stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 24 giugno (dunque Napolitano ha firmato, al contrario di quanto richiesto dagli operatori del settore) ed è entrato in vigore il giorno successivo. L’unica concreta possibilità di cambiamento, al di là delle possibili battaglie giudiziarie, sarà in Parlamento tra un paio di mesi, quando le Camere dovranno trasformare il Decreto in una legge vera e propria. E anche il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, non ha escluso possibili interventi migliorativi. Per il momento, però, il dispositivo è pienamente operativo e interesserà, a partire dal 1° gennaio 2015, gli impianti fotovoltaici superiori a 200 kW di potenza. Non stiamo quindi parlando di piccoli impianti sui tetti delle case o neanche di pannelli collocati sui tetti industriali, quanto piuttosto del fotovoltaico a terra, che in Italia ha conosciuto un boom nel periodo 2009-2011 (grazie al Conto energia).
In base al Decreto Legge, per i soggetti responsabili di questi impianti si prospetta una scelta obbligatoria tra due possibili opzioni: o la rimodulazione degli incentivi, spalmati su un periodo di erogazione di 24 anni, invece che di 20, oppure una drastica riduzione dell’8% degli incentivi stessi. Il primo caso funziona in realtà “in automatico”, cioè se il soggetto responsabile non sceglierà l’altra opzione. In base all’art. 26 comma 3 del decreto: a decorrere dal 1° gennaio 2015, la tariffa incentivante per l’energia prodotta dagli impianti di potenza nominale superiore a 200 kW è rimodulata secondo la percentuale di riduzione indicata in un’apposita tabella che tiene conto del periodo residuo di incentivazione, in base al quale viene calcolata la riduzione dell’incentivo.
In buona sostanza l’ammontare complessivo dell’incentivo resta pressoché invariato (a parte piccole variazioni legate all’approssimazione), ciò che cambia, quindi, è la durata dello stesso, in quanto viene spalmato su un periodo più lungo (di 4 anni). Qualcosa che però potrebbe cambiare non poco il ritorno economico annuale calcolato dagli operatori al momento dell’investimento, anche se non bisogna dimenticare che molto spesso i business plan dei progetti più grandi sono comprensivi del “Rischio paese”. Cioè la possibilità di interventi retroattivi di questo tipo (o anche peggiori) potrebbe essere già stata messa in conto fin dall’inizio dalle aziende.
La seconda opzione è la seguente: chi non volesse vedersi spalmare gli incentivi su un periodo di 24 anni, ha tempo fino al 30 novembre per comunicarlo al Gestore dei servizi energetici, ma si vedrebbe ridotta l’incentivazione dell’8%. Infatti, secondo quanto si legge nel comma 7 dell’art. 26: “la rimodulazione dell’incentivo non trova applicazione nel caso in cui i titolari degli impianti fotovoltaici di potenza nominale superiore a 200 kW optino per una riduzione di una quota pari all’8 per cento dell’incentivo riconosciuto alla  data di entrata in vigore del presente decreto-legge, per la durata residua del periodo di incentivazione. L’opzione deve essere esercitata e comunicata al GSE  entro il 30 novembre 2014 e la riduzione dell’incentivo decorre dal 1° gennaio 2015”. A quanto pare, questa seconda opzione sembra quella destinata a incontrare il favore degli operatori che, comunque, si preparano ai ricorsi normativi in sede europea e nazionale.

venerdì 13 giugno 2014

LO STRANO "KIT LUCE A LED" DI ENEL ENERGIA

Dopo la campagna istituzionale #guardiamoavanti, Enel rinnova l’invito agli italiani ad andare oltre con ottimismo, partendo da semplici gesti domestici, come sostituire una lampadina con una a led. Nella nuova campagna firmata Saatchi & Saatchi, il conduttore Alessandro Cattelan, suggerisce di sottoscrivere “Luce a led”, l’offerta di Enel Energia che consente ai propri clienti di acquistare kit di lampadine a led e di pagarle in piccole rate direttamente in bolletta.
Nella campagna tv, che si articola con uno spot da 30 secondi e 3 tagli da 15, scopriamo un Cattelan diverso da quello che siamo abituati a vedere in Tv. Questa volta, infatti, lo vediamo aggirarsi per le stanze della casa della nonna, una casa piena di tutti quegli oggetti antichi che hanno reso grande il modo di abitare di una volta, ma che oggi ha bisogno di evolvere e diventare più efficiente e sostenibile a partire dall’illuminazione.
Nei tre soggetti da 15 secondi Cattelan cercherà di convincere una nonna resistente al cambiamento, anche quando si tratta di cambiare solo delle lampadine in casa, con uno scambio di battute e di equivoci in grado di rendere questi formati più brevi una mini sit-com di 3 puntate.
In radio, abbiamo 3 simpatiche gag da 30” tra Cattelan e la nonna in linea con i 15” della tv incentrate sui tre benefici delle lampadine a led: durata, risparmio e rateizzazione.
In stampa e affissione la protagonista è la nonna che abbiamo visto a fianco di Alessandro Cattelan negli spot 15”. Rispetto agli spot, la nonna ha recepito il consiglio di Cattelan di scegliere un’energia che guarda avanti e si è convinta dell’efficienza delle lampadine a led al punto da farsi portavoce del messaggio: è lei, infatti, che invita a passare ad Enel Energia e a scegliere il kit di lampadine “luce a led” che troneggia dietro di lei. Nello scatto, dal mood ironico e solare, la vediamo in versione giovanile e inserita in un ambiente contemporaneo che evoca l’efficienza energetica.
La campagna display, infine, si focalizza sulle caratteristiche principali delle lampadine a led. La durata, il risparmio e la possibilità di pagarle a rate direttamente in bolletta.
qui lo spot:

Leggete bene l'informazione che appare : RISPARMIO PER L'ACQUISTO DI 9 LAMPADINE A LED, DA 18W IN 36 RATE MENSILI DA 9 EURO IVA INCLUSA, PER SOSTITUIRE 9 LAMPADINE AD INCANDESCENZA DA 1OOW ECC...

Quindi il kit di 9 lampadine a LED vi costerà 324 euro ( 9 euro x 36 rate). 

Per informazione le lampade a LED adesso variano il prezzo a seconda della marca e del modello della lampadina. Volendo fare un paragone con il kit e utilizzando lampade di prima qualita, quali Philips oppure Osram andremmo a spendere per 9 lampadine, dagli 80 ai 135 euro ( da 9 a 15 euro a lampadina).

Quindi un consiglio: Affidatevi al vostro elettricista di fiducia, vi costa meno e favorite il lavoro alle piccole imprese!

informatevi sulla luce a LED, CLICCA QUI

mercoledì 11 dicembre 2013

TARIFFA ENERGIA ELETTRICA: IN DISCESA LA FORNITURA GREEN

Quando cerchiamo online le migliori tariffe per l’energia elettrica e facciamo comparazioni tra operatori come Enel Energia o Edison, è possibile che ci venga richiesto se desideriamo ricevere una fornitura green, ovvero con energia da fonti rinnovabili, oppure se preferiamo una tariffa tradizionale, non ecosostenibile.
 
Secondo l'ultimo studio dell'Osservatorio SuperMoney, portale che permette ai consumatori di confrontare le tariffe dell’energia elettrica per risparmiare, sempre meno italiani scelgono offerte green in quanto, da febbraio a oggi, la percentuale degli utenti che hanno acquistato forniture ecosostenibili è scesa dal 12 al 9%, avvicinandosi molto al dato di agosto dell’8%.
 
L’indagine sui consumi di energia in Italia, portata avanti dall’Osservatorio SuperMoney, prosegue dunque mettendo in luce un dato preoccupante sull’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Ma come mai questo calo di interesse verso le tariffe green?
 
"Probabilmente è uno dei tanti effetti della crisi sul budget delle famiglie – sostiene Andrea Manfredi, Amministratore Delegato di SuperMoney – La fornitura verde costa un po' di più e, per questo motivo, può apparire superflua. Peccato che, in questo caso, si tratti di un timore forse eccessivo: con un rapido sguardo ai prezzi, ci si accorgerebbe che la spesa per una tariffa ecologica oggi è minore rispetto a febbraio 2013".
 
Ed effettivamente, guardando le cifre di quest’anno, si nota che il costo dell’elettricità rinnovabile è più basso rispetto a qualche mese fa. Se infatti si effettua una media delle cinque tariffe ecosostenibili attualmente più convenienti, offerte da Enel Energia, A2A, Agsm, E.ON e GDF SUEZ, risulta evidente che la differenza di prezzo con le tariffe tradizionali delle stesse società è inferiore rispetto a febbraio 2013.
 
Oggi, infatti, il costo di una tariffa di energia rinnovabile va dai 9 ai 14 centesimi di euro al giorno in più rispetto a un'offerta tradizionale (dai 33 ai 51 euro in più all’anno), mentre dieci mesi fa si spendeva una cifra maggiore: dai 10 ai 15 centesimi in più al giorno equivalenti a una cifra fra i 37 e i 54 euro l’anno, ovviamente a seconda dei consumi effettuati.
 
"In poche parole, essere ecologici è un 'sacrificio' che costa meno rispetto a qualche mese fa – sostiene Manfredi – Il mercato è sempre più veloce nel soddisfare la nuova e accresciuta sensibilità ambientale dei consumatori italiani, al punto da rendere queste tariffe sempre più competitive anche sul prezzo. Il trend proseguirà verosimilmente nella stessa direzione, dunque appare lecito chiedersi: se a febbraio il 12% degli utenti avrebbe speso fino a 15 centesimi in più al giorno per una fornitura ecologica, perché rinunciare a questa scelta ora che ne basterebbero ancora meno?".

venerdì 22 novembre 2013

UN NUOVO "NEMICO" PER L'ENEL: L'AUTOCONSUMO

Non più solo gli incentivi alle rinnovabili, ora i grandi del termoelettrico stanno dirigendo i loro colpi anche contro un nuovo 'nemico': l'esenzione per l'energia elettrica autoconsumata dal pagamento degli oneri di rete e di sistema. Eliminandola, a loro dire, si alleggerirebbe la bolletta e magari si recupererebbe anche qualche soldo da usare per alleviare, con aiuti pubblici, la crisi dei cicli combinati a gas.
Non è probabilmente un caso che questa esenzione sia fondamentale per far continuare a crescere il fotovoltaico anche senza incentivi, e quindi la sua concorrenza ai grandi impianti a gas, e per accrescere l'autoconsumo, che diminuirebbe di fatto la domanda elettrica, già fiacca, con chiari danni per le utility.
L'ultimo attacco è arrivato da Enel, quando l'a.d. Fulvio Conti è stato ascoltato alla X Commissione del Senato nell'ambito dell'indagine sui prezzi dell'energia.
Oltre a rilanciare la consueta denuncia sul peso degli incentivi alle rinnovabili in bolletta e a comunicare di aver denunciato in sede europea come possibile aiuto di Stato la scelta tedesca di scaricare il sostegno alle rinnovabili più sulle famiglie che sulle industrie, l'a.d. dell'ex monopolista ha caldeggiato l'ipotesi, ventilata anche dal Ministero dello Sviluppo economico, di utilizzare le risorse provenienti dalla estensione degli oneri all'energia autoconsumata per finanziare il sostegno al termoelettrico in crisi. Senza "un sistema di capacity payment, cioè del riconoscimento dei costi degli impianti che lavorano poco", sono a rischio "5.000 MW complessivi, di cui 400 MW dell'Enel" ha spiegato Conti, parlando della crisi dei cicli combinati a gas.
Poi Conti ha fatto seguire l'accusa all'esenzione dagli oneri per l'energia che non passa per la rete pubblica: ci sono "costi che è difficile correlare a benefici di natura industriale e ambientale; mi riferisco ai quasi 2 miliardi di euro in esenzioni dagli oneri di sistema e dai costi di trasporto, di cui godono oggi le reti private di cui molto si parla in questo periodo. Alcuni esempi sono Fiat, Solvay, Ferrero e Eni".
"Mi sfugge la ragione - ha aggiunto - per cui sistemi collegati alla rete (come appunto le reti in questione) e che implicano quindi investimenti e costi indipendentemente dai loro consumi, non debbano contribuire alla copertura di tali costi. Ancor meno si capisce per quale ragione oneri generali quali l'incentivazione alle fonti rinnovabili, i costi di dismissione del nucleare e per la ricerca di sistema, che sono chiaramente degli oneri parafiscali, debbano essere solo a carico di cittadini e imprese che consumano prelevando dalla rete pubblica".
La quota di energia esentata dagli oneri, ha fatto notare Conti, attualmente ammonta a circa 30 TWh, ma la cifra potrebbe salire, visto che "l'elevato livello di beneficio di cui tali configurazioni impiantistiche godono, ne determinerà fatalmente la proliferazione con l'effetto di incrementare l'energia oggetto di esenzione e ridurre esponenzialmente il numero di clienti che dovranno sostenere gli oneri per tutto il sistema".
Enel insomma sposa la tesi sostenuta dall'Autorità per l'Energia (sarebbe grave se fosse accaduto il contrario?), che teme che un'erosione della base imponibile, che si verificherebbe se sempre più consumatori si producessero l'energia in casa senza pagare gli oneri, porti ad un aumento della bolletta.
Secondo Conti, esente dal pagamento degli oneri di rete dovrebbe essere solo l'energia prodotta in sistemi non collegati alla rete pubblica, mentre gli oneri di sistema si dovrebbero far pagare su tutta l'energia consumata, anche quella prodotta in sistemi off-grid, cioè che con la rete pubblica non hanno niente a che fare.
Una visione a dir poco radicale. D'altra parte Enel, al di là del timore per l'aumento in bolletta, causato dalla restrizione della base imponibile (per altro secondo alcuni calcoli trascurabile), ha altri buoni motivi per essere preoccupata dalla futura diffusione dell'autoconsumo, che potrebbe avere un boom con la diffusione dei sistemi di accumulo abbinati al fotovoltaico.
Le utility tradizionali basate sul modello centralizzato – avvertono da tempo diversi report (ad esempio uno del gruppo bancario USB, uno dell'Edison Institute e uno di Citigroup) – saranno presto a rischio di sopravvivenza a causa della riduzione della domanda e dell'aumento della concorrenza dati dalla diffusione di generazione distribuita e autoconsumo. Si capisce dunque che Enel, caldeggiando l'estensione degli oneri all'autoconsumo, cerchi di frenarne la diffusione.
Più lungimirante da parte della partecipata pubblica sarebbe però anticipare i tempi e cavalcare il cambiamento. Da questo punto di vista la parte della relazione di Conti più condivisibile è quella conclusiva, per altro molto più vaga, in cui si parla di promuovere efficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, spingendo ad esempio per la mobilità elettrica e la diffusione di tecnologie come le pompe di calore.
Tra le altre cose chiede al legislatore di “rimuovere gli ostacoli che frenano lo sviluppo delle efficienti applicazioni elettriche, a partire dalla progressività della tariffa elettrica”; “assicurare stabilità all’ecobonus e calibrare gli strumenti incentivanti coerentemente con i reali apporti delle tecnologie” e “semplificare e uniformare gli iter autorizzativi per gli interventi residenziali in materia di efficienza energetica”. Richieste che, pur rispondendo agli interessi dell'azienda, almeno non sembrano in contrasto con quelli del Paese.

giovedì 24 ottobre 2013

L'ENEL E IL NUCLEARE

Il 26 aprile 1986, un reattore della centrale nucleare di Cernobyl in Ucraina esplose rilasciando grandi quantità di radiazioni nell’atmosfera e contaminando milioni di persone e una vasta area della Russia e dell’Europa. In Bielorussia e Ucraina furono contaminati più di 140 mila chilometri quadrati di territorio e fu necessario evacuare circa 350 mila persone. 

A 22 anni di distanza, il disastro ha ancora un pesante effetto sulla popolazione e tutt’oggi si registrano nuove vittime.

Secondo uno studio di scienziati delle accademie delle scienze di Ucraina e Bielorussia, pubblicato da Greenpeace nel 2006, nel lungo periodo si potranno raggiungere le 140 mila vittime (contro le poco più di 9 mila delle cifre ufficiali).

Quello di Cernobyl è il disastro nucleare più grave avvenuto finora, l’unico a essere classificato a livello 7 sulla scala internazionale degli incidenti ( Ines). Ma non è comunque un episodio isolato, la storia del nucleare è un lungo elenco di incidenti

Anche se ben progettato, per esempio, un reattore nucleare è vulnerabile ai terremoti, fenomeno che riguarda buona parte del nostro Paese. E al rischio di incidenti va aggiunto quello di possibili attentati terroristici.

Inoltre, per quanto la probabilità di incidenti gravi sia bassa, la possibile entità delle conseguenze è molto elevata. Un incidente grave in Italia – Paese densamente popolato – potrebbe significare dover evacuare un numero elevato di cittadini. Affermare che “tanto siamo circondati da centrali” è profondamente scorretto perché trascura un principio basilare della radioprotezione: più si è vicini alla sorgente di radiazioni e più rischi si corrono.


Ma non credo che l'ENEL veda il nucleare come pericolo. Basti guardare cosa scrive sul sito e che noi riportiamo un accenno qui di seguito:

Per quanto riguarda più specificamente l’energia elettrica, il tasso di crescita annuo della domanda fino al 2030 è del 2,5%, per arrivare a un aumento della capacità totale di 4800 GW cioè quasi cinque volte la capacità attuale negli USA.
Le sfide sono quindi molteplici: rispondere a una domanda di elettricità importante e contemporaneamente fronteggiare l’esaurimento delle risorse fossili e implementare misure per contrastare il cambiamento climatico.


Per raggiungere questi obiettivi è certamente necessario economizzare l’energia elettrica, sviluppare sistemi di cattura e sequestro di anidride carbonica e utilizzare al massimo le fonti rinnovabili,. Ma nessuna fonte, rinnovabili incluse, basta da sola a coprire la domanda di elettricità.

La risposta più efficace è quindi un mix di generazione equilibrato che includa fonti fossili, rinnovabili e nucleare. Il nucleare infatti assicura una produzione di elettricità stabile e permette di ridurre le emissioni di anidride carbonica.

Ne avevamo già parlato in un altro post dei problemi che ha l'Enel con l'ambiente          - clicca qui - 
Ma fortunatamente l'energia rinnovabile è destinata a superare le fonti di energia fossili lasciandoci finalmente il nucleare alle spalle. Ma quanti errori sono già successi e che ci porteremo avanti per molti lunghi anni. Colpa anche da scelte politiche e sopratutto da chi fornisce l'energia al Paese e che preserva i loro interessi economici.

venerdì 11 ottobre 2013

LA BOLLETTA ELETTRICA E LE FASCE DI CONSUMO

Il prezzo dell’energia elettrica è uguale in ogni ora del giorno e della notte?

No, come chiaramente indicato su ogni bolletta elettrica, il costo dell’energia è differenziato in base alle fasce orarie di prelievo/consumo. Questo avviene perchè la domanda di energia elettrica da parte delle utenze è differente a seconda dell’ora e del giorno.

Con il fotovoltaico anche l’offerta diventa variabile: nelle ore diurne, ore “di picco” degli impianti, si avrà una disponibilità maggiore di energia ed il costo si abbasserà. Per questo il fotovoltaico può portare benefici anche sul costo generale dell’elettricità sul mercato elettrico.
Potremmo definirla una “esternalità positiva” del fotovoltaico.

Nei giorni feriali, nelle fasce orarie (diurne) in cui operano la maggior parte delle attività produttive, c’è una maggiore domanda di energia elettrica. Questo fa sì che in questi momenti l’energia ha un costo elevato in quanto la domanda è maggiore dell’offerta.
Viceversa, nelle ore serali e nei giorni festivi, quando la maggior parte delle attività è ferma, il costo dell’energia scende. In queste fasce orarie l’utente domestico può ottenere benefici e risparmi sui prelievi effettuati dalla rete. In questi momenti, infatti, l’offerta è in genere maggiore della domanda di elettricità.

Come detto, questo avviene nel tradizionale sistema di produzione energetico basato sulle classiche centrali. A mano a mano che il fotovoltaico si svilupperà la produzione diurna inciderà sul prezzo dell’elettricità in misura sempre maggiore.

Come incidono questi meccanismi sulla bolletta elettrica?

Il costo dell’energia, dunque, non è costante e la bolletta elettrica è una somma in cui le singole voci di costo incidono in maniera diversa sul totale della spesa: ci sono costi fissi, ci sono costi variabili per quote di consumo e ci sono costi variabili per fasce di consumo.

I consumi in bolletta vengono in genere rilevati differenziandoli su tre diverse fasce orarie: le fasce F1, F2, F3.

Le ore in cui la domanda è più alta sono quelle di fascia F1: ore in cui l’elettricità costa mediamente di più. Le ore in cui la domanda è invece minore e l’elettricità è più economica sono quelle di fascia F2 e F3. Nelle cosiddette tariffe biorarie le fasce F2 ed F3 vengono accorpate: in bolletta si potrà leggere, in tal caso, la voce “fascia F23″.

Perchè è utile conoscere e leggere le fasce di consumo?

Per almeno due motivi:
  • per risparmiare sulla bolletta, spostando i propri consumi nelle fasce più economiche,
  • per conoscere il proprio “profilo di consumo”. Conoscendo il proprio “profilo di consumo”, cioè conoscendo le fasce orarie in cui si consuma di più, si potrà valutare con accuratezza l’installazione di sistemi per il risparmio energetico, l’installazione di impianti fotovoltaici o eventuali sistemi di accumulo per utilizzare di sera l’energia autoprodotta (di giorno, dal proprio impianto).
Ecco gli orari delle fasce di consumo della bolletta elettrica:
  • fascia F1, ore di punta:
    dal lunedì al venerdi dalle 8.00 alle 19.00
  • fascia F2, ore intermedie:
    dal lunedì al venerdì dalle 7.00 alle 8.00 e dalle 19.00 alle 23.00
    il sabato dalle 7.00 alle 23.00
  • fascia F3, ore fuori punta:
    dal lunedì al sabato dalle 23 alle 7.00  del giorno dopo
    domenica e festivi tutto il giorno
Ecco la tabella riassuntiva:



mercoledì 2 ottobre 2013

LA RETE ELETTRICA HA URGENTE BISOGNO DEI SISTEMI DI ACCUMULO

La rete elettrica nazionale è sempre più inadeguata per sopportare il carico delle fonti rinnovabili. La segnalazione, che è quasi un allarme, è arrivata dall'amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, sentito dalla commissione Industria del Senato nell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica del nostro Paese. Come ha spiegato Cattaneo, il sistema elettrico italiano sta cambiando rapidamente, perché «se nel 2009 la potenza installata di eolico e fotovoltaico era pari a 6.000 MW complessivi, al 30 settembre 2011 tale potenza ammontava a 17.500 MW. In poco più di un anno e mezzo, l'energia verde intermittente è quasi triplicata». Oltre 10.000 MW sono collegati alle linee di distribuzione (e non alla rete di trasmissione nazionale gestita da Terna) e questo secondo Cattaneo può causare disservizi anche gravi, blackout compresi.


Il problema è che le fonti alternative producono energia in modo discontinuo, soltanto in condizioni meteorologiche favorevoli (irraggiamento solare, sufficiente intensità del vento). Il rischio è che molta elettricità vada persa perché la rete non è in grado di assorbire l'energia proveniente dalle rinnovabili, bilanciandola con quella generata virtualmente in modo continuo dalle centrali tradizionali. Terna ritiene quindi che sia urgente intervenire sulle linee di distribuzione, potenziandole. Quello che serve, in particolare, sono i sistemi di accumulo: batterie e pompaggi per conservare l'energia quando la domanda è scarsa. Terna ha già previsto d'installare batterie con una capacità d'accumulo pari a 130 MW, in corrispondenza dei punti critici della produzione da rinnovabili nelle regioni meridionali (a Foggia, Benevento, Avellino, Salerno).

Nel 2010, per esempio, gli impianti eolici sono rimasti fermi, senza produrre l'equivalente di 470 milioni di kWh, proprio perché la rete non avrebbe potuto accogliere questo surplus di elettricità. Ma il costo di questi milioni di kWh è stato ugualmente pagato ai proprietari degli impianti, attraverso le bollette. Realizzando le batterie, invece, secondo Terna si potranno salvare circa 230 milioni di kWh l'anno di generazione eolica e fotovoltaica e fornire una riserva di circa 410 milioni di kWh, accumulando elettricità nelle ore di massima attività per pannelli e turbine. La prima tranche di 130 Mw consentirebbe di risparmiare circa 60 milioni di euro l'anno, a fronte di un costo di 29 milioni.

Sulle batterie si è accesa un'aspra polemica tra Terna e i produttori, un vero “derby” come l'ha definita il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia. Il punto critico è la possibilità che Terna diventi di fatto un produttore di energia, venendo meno al suo ruolo esclusivo di gestore di rete. «Cercheremo di fare delle regole per i sistemi d'accumulo, sempre tenendo conto che Terna non produce, in modo da rendere più efficienti le rinnovabili al Sud», ha dichiarato Saglia nei giorni scorsi. Ma secondo l'Aiget, l'associazione dei grossisti di energia e trader, qualunque tecnologia di accumulo è assimilabile alla generazione di energia. L'ultima parola spetterà quindi al Governo che sta ridefinendo le regole del gioco.

Fonte


venerdì 27 settembre 2013

ENEL: L'ENERGIA CHE NON TI ASCOLTA! #GUERRIERI

Risparmio energetico. Un concetto che, almeno all’apparenza, non dovrebbe avere molto a che fare con una grande compagnia elettrica come enel: se tutti consumassimo meno energia, Enel guadagnerebbe di meno. E invece l’azienda “dell’Energia che ti ascolta” (questo lo slogan principale) si è fatto promoter di una iniziativa proprio a sostegno del risparmio energetico. L’iniziativa, che si concretizza nell’utile forma del tour, avrà come baricentro la Toscana ma abbraccierà nel breve periodo tutta l’Italia. Pisa, in particolare, sarà il punto di partenza.


Nella città toscana verranno esposti per due giorni un discreto numero di strumenti, elettrodomestici e macchinari realizzati per le famiglie e che hanno la funzione di aiutarle a risparmiare energia: dal solare termico alle caldaie, ai climatizzatori e ai pannelli fotovoltaici.

Pisa, come accennato sopra, è la prima città in cui verranno esposti questi oggetti. Poi sarà il turno di Livorno, Lucca Firenze Prato, per chiudere con le altre città italiane (ancora da decidere).

Non è la prima volta che Enel si impegna in campagne etiche. Molti, però storcono il naso. Secondo i detrattori, la compagnia non possederebbe i criteri per risultare credibile ogni qual volta si impegna, o mostra di impegnarsi, in una qualche campagna di sensibilizzazione. L’ultima iniziativa, in particolare, gli si è letteralmente rivoltata contro. Nell’improbabile tentativo di unire marketing a solidarietà verso i lavoratori, Enel ha lanciato l’ashtag #guerrieri, grazie al quale gli internauti possono raccontare la loro esperienza di vita. Il tutto sostenuto da una pubblicità, esteticamente ben fatta ma poco credibile, in cui Enel si pone allo stesso livello dei lavoratori che faticano ogni giorno per portare a casa la pagnotta. L’ashtag è utilizzato in questi giorni per criticare l’Enel, per ribadire quanto poco sia credibile, per sfotterla. Insomma, Enel ha fatto il passo più lungo della gamba.

E' arrivato il momento dell'Enel di farsi da parte e lasciare alle rinnovabili il compito di portare l'energia in casa, energia pulita e sostenibile.

Qui sotto l'ashtag #guerrieri - sfogatevi!






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