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lunedì 16 giugno 2014

CON IL DECRETO "TAGLIA BOLLETTE" ENNESIMO TAGLIO ALLE RINNOVABILI?

Le imprese e i lavoratori del settore fotovoltaico sono in forte stato d’allarme alla notizia degli ennesimi tagli retroattivi e delle ulteriori tasse che in queste ore si starebbero perpetrando a Palazzo Chigi con assoluta mancanza di trasparenza e che causerebbero, se confermate, il licenziamento di almeno 10.000 lavoratori proprio delle Piccole e Medie Imprese che in teoria si vorrebbero aiutare.

Il Governo ha totalmente ignorato le numerose proposte alternative, presentate dall’associazione negli ultimi due mesi, che porterebbero al condivisibile obiettivo di abbassare le bollette delle PMI senza affossare il settore.
"Chiediamo a Renzi, Guidi e Padoan di ripensarci e di non spegnere la green economy che è uno dei pilastri fondamentali per lo sviluppo economico e ambientalmente sostenibile del nostro Paese”. Lo scrive in una nota Free, Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, associazione che raggruppa più di 30 realtà associative del settore.
Entro il 20 giugno il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il cosiddetto “taglia bollette”, il decreto per ridurre del 10% il costo dell’elettricità alle piccole e medie imprese (pmi). Come al solito, sarà difficile stimare il saldo tra quello che il governo dà e quello che prende. Al momento non ci sono stime, ma da quello che emerge l’operazione ha un costo compreso tra 1,9 e 2,9 miliardi di euro e la copertura deriva da tagli ai sussidi per la produzione di energia, in particolare quella da fonti rinnovabili. Il governo minimizza l’effetto sul settore assicurando di voler ridurre le posizioni di rendita di cui godono alcuni produttori.
Ci ritorneremo su...

venerdì 13 giugno 2014

LO STRANO "KIT LUCE A LED" DI ENEL ENERGIA

Dopo la campagna istituzionale #guardiamoavanti, Enel rinnova l’invito agli italiani ad andare oltre con ottimismo, partendo da semplici gesti domestici, come sostituire una lampadina con una a led. Nella nuova campagna firmata Saatchi & Saatchi, il conduttore Alessandro Cattelan, suggerisce di sottoscrivere “Luce a led”, l’offerta di Enel Energia che consente ai propri clienti di acquistare kit di lampadine a led e di pagarle in piccole rate direttamente in bolletta.
Nella campagna tv, che si articola con uno spot da 30 secondi e 3 tagli da 15, scopriamo un Cattelan diverso da quello che siamo abituati a vedere in Tv. Questa volta, infatti, lo vediamo aggirarsi per le stanze della casa della nonna, una casa piena di tutti quegli oggetti antichi che hanno reso grande il modo di abitare di una volta, ma che oggi ha bisogno di evolvere e diventare più efficiente e sostenibile a partire dall’illuminazione.
Nei tre soggetti da 15 secondi Cattelan cercherà di convincere una nonna resistente al cambiamento, anche quando si tratta di cambiare solo delle lampadine in casa, con uno scambio di battute e di equivoci in grado di rendere questi formati più brevi una mini sit-com di 3 puntate.
In radio, abbiamo 3 simpatiche gag da 30” tra Cattelan e la nonna in linea con i 15” della tv incentrate sui tre benefici delle lampadine a led: durata, risparmio e rateizzazione.
In stampa e affissione la protagonista è la nonna che abbiamo visto a fianco di Alessandro Cattelan negli spot 15”. Rispetto agli spot, la nonna ha recepito il consiglio di Cattelan di scegliere un’energia che guarda avanti e si è convinta dell’efficienza delle lampadine a led al punto da farsi portavoce del messaggio: è lei, infatti, che invita a passare ad Enel Energia e a scegliere il kit di lampadine “luce a led” che troneggia dietro di lei. Nello scatto, dal mood ironico e solare, la vediamo in versione giovanile e inserita in un ambiente contemporaneo che evoca l’efficienza energetica.
La campagna display, infine, si focalizza sulle caratteristiche principali delle lampadine a led. La durata, il risparmio e la possibilità di pagarle a rate direttamente in bolletta.
qui lo spot:

Leggete bene l'informazione che appare : RISPARMIO PER L'ACQUISTO DI 9 LAMPADINE A LED, DA 18W IN 36 RATE MENSILI DA 9 EURO IVA INCLUSA, PER SOSTITUIRE 9 LAMPADINE AD INCANDESCENZA DA 1OOW ECC...

Quindi il kit di 9 lampadine a LED vi costerà 324 euro ( 9 euro x 36 rate). 

Per informazione le lampade a LED adesso variano il prezzo a seconda della marca e del modello della lampadina. Volendo fare un paragone con il kit e utilizzando lampade di prima qualita, quali Philips oppure Osram andremmo a spendere per 9 lampadine, dagli 80 ai 135 euro ( da 9 a 15 euro a lampadina).

Quindi un consiglio: Affidatevi al vostro elettricista di fiducia, vi costa meno e favorite il lavoro alle piccole imprese!

informatevi sulla luce a LED, CLICCA QUI

mercoledì 11 giugno 2014

SORPRESA NEI PANNELLI FOTOVOLTAICI: DOPO 25 ANNI RENDONO ANCORA PIÙ DELL'80%

Quanto dura un pannello fotovoltaico? Poichè la maggior parte di essi è garantita per 25 anni, spesso si pensa che questa sia anche la sua durata.
Il pannello dura in realtà molto più a lungo, perchè dopo 25 anni non smette di produrre energia, visto che il suo rendimento (rispetto al valore iniziale) è un po' più dell'80%.
Si possono desumere questi dati dall'analisi di quasi 2000 pannelli che sono stati monitorati per periodi da 10 a 40 anni da due ricercatori del National Renewable Energy Laboratory(Jordan, Kurtz, Prog Photovolt: Res. Appl. 2013;21;12-2).
Metà dei pannelli decade per meno dello 0,5% all'anno e i tre quarti per meno dell'1%. Il decadimento medio dell'intera popolazione è pari allo 0,775% *
Questo significa che in media dopo cinque anni il rendimento è al 96%, dopo dieci al 92%, dopo venticinque all'82%, dopo cinquanta al 68% e dopo cento al 49%.
Espresso in altra forma, possiamo dire che nell'arco di cinquant'anni il pannello lavora per l'equivalente di 42 anni  con il rendimento iniziale.**
Questo dovrebbe farci capire che il fotovoltaico è un investimento a lunghissimo termine. Avendo spazio a sufficienza, è possibile lasciare i pannelli a dimora in modo che dopo un secolo producano ancora energia gratuita per i pro-pronipoti.
Per poter apprezzare questo ragionamento dobbiamo naturalmente sentirci responsabili per quelli che verranno; ma questo è il principio di responsabilità, che è di fatto la base di partenza per ogni etica planetaria nel 21° secolo.

Il decadimento è esponenziale cioè rallenta con il tempo, visto che ogni anno la produzione di energia è in media il 99,225% dell'anno precedente. Per chi è familiare con gli esponenziali, la curva qui sopra ha equazione y=exp(-0,00778t).
**  Posta pari a 1 l'energia prodotta il primo anno, dopo t anni l'energia cumulativa prodotta è pari a 128,5[1-exp(0,00778t], funzione integrale dell'esponenziale di nota precedente.

sabato 7 giugno 2014

SALVARE L'AFRICA CON IL SOLE!

Il continente africano deve lottare ogni giorno per la sopravvivenza: la popolazione, in particolar modo nella fascia sub-sahariana, continua a crescere rapidamente, ma la scarsità di energia elettrica frena in maniera pesante lo sviluppo. Perchè allora non ricorrere all’energia solare?


Basti pensare che il 30% dei centri sanitari e il 65% delle scuole primarie non hanno accesso all’elettricità, e i dati sono ancora più sconcertanti se puntiamo l’attenzione sulla popolazione del sub-sahara: il 70% degli abitanti rimane al buio dopo il tramonto, oltre a vivere nell’impossibilità di conservare cibi freschi nel frigorifero e svolgere tutte quelle normali azioni del quotidiano a cui noi occidentali non prestiamo neanche più caso.

Secondo un recente rapporto di Green Alliance solo le energie rinnovabili potranno salvare l’Africa. Realizzare le infrastrutture necessarie per far arrivare l’elettricità nei posti più sperduti si rivelerebbe troppo oneroso, per cui è necessario puntare su soluzioni off  grid.

In questo processo l’UE svolgerebbe un ruolo rilevante, essendo in grado di investire sulla diffusione massiccia del rinnovabile nel continente africano. Inoltre l’energia verde può rappresentare anche un’ottima occasione per offrire nuovi posti di lavoro e incentivare lo sviluppo economico dell’Africa.
Attualmente l’energia solare ha consentito a 2 milioni e mezzo di famiglie del Kenya di poter avere accesso all’energia, riducendo del 12,6% le spese sostenute.
Le fonti rinnovabili hanno dei costi nettamente inferiori rispetto ai vecchi generatori diesel e rappresentano la soluzione più efficace ed immediata.

Se entro il 2030 tutta la popolazione mondiale dovrà avere accesso all’energia, allora è bene che si sfrutti questo potenziale, di cui il Continente Nero è ricchissimo!
L’obiettivo ambizioso sarà costruire un ponte culturale ed economico tra le imprese dei Paesi occidentali e quelli in via di sviluppo, di modo da creare delle partnership che siano in grado di risollevare le condizioni di un continente ancora martoriato da epidemie e povertà.
Sperando vivamente che non si faccia per lucro ma bensì per aiutare il prossimo...i nostri fratelli! 

martedì 3 giugno 2014

RINNOVABILI: PASSAGGIO EPOCALE E IRREVERSIBILE CHE NESSUNO PUÒ FERMARE

E’ in corso una transizione, dal petrolio e i combustibili fossili ed esauribili (come l’uranio) a forme di energia rinnovabili (come il sole ed il vento).

Più in generale, stiamo assistendo ad un cambio di paradigma in cui, invece che sfruttare e depredare, arroccati nella lotta per risorse scarse, stiamo concependo il mondo come qualcosa in grado di nutrirci e sostenerci, se considerato e custodito con saggezza.

Questo passaggio epocale è qualcosa di irreversibile, nonostante tutti gli sforzi contrari che varie lobby e gruppi di potere stanno facendo, è quanto sostiene l’analista energetico Chris Nelder. 
Non è un fenomeno di cui parlano solo ecologisti e associazioni ambientali, anche i fondi di investimento e le banche se ne stanno rendendo conto.

La potente banca Morgan Stanley ha affermato in marzo che il calo drastico del costo di pannelli solari e batterie di stoccaggio può spingere sempre più persone a uscire dalla rete energetica.
The Guardian, celebre quotidiano britannico, inserisce la transizione verso fonti rinnovabili all’interno di un generale contesto che cerca attivamente soluzioni alle continue crisi economiche e sociali, in un’ottica di decentramento, in cui il potere viene redistribuito tra le persone e le comune.

Non solo previsioni o dibattiti, la transizione sta diventando realtà. Un’azienda di fornitura elettrica del Texas, la Austin Energy, ha infatti firmato un contratto di acquisto di energia da un impianto solare di 150 megawatt a meno di 5 centesimi di dollaro (circa 4 centesimi di euro) per kilowatt, il prezzo più basso mai raggiunto finora dal solare. In questa trattativa hanno pesato sicuramente gli incentivi del governo federale degli Stati Uniti ma il prezzo del gas naturale non è molto più basso, senza considerare che le fluttuazioni del mercato di questo combustibile fossile sono notevoli e le previsioni per il futuro parlano di continui aumenti.

Se aggiungiamo lo sforzo dell’azienda Tesla di ridurre drasticamente in 6 anni il costo delle batterie al litio per le automobili elettriche, capiamo che le rosee previsioni di un transizione alle rinnovabili sempre più generalizzata non è un’utopia.

Sempre negli Stati Uniti, esistono aziende che offrono servizi in leasing per l’immagazzinamento di energia solare per edifici commerciali a prezzi sempre più competitivi.

Dall’altra parte, quella del “vecchio” petrolio, le previsioni di estrazione e di barili prodotti annualmente sono sempre più fosche. Chevron and ExxonMobil vedono riurrre di anno in anno le loro stime di produzione, mentre il prezzo del barile si attesta sempre più come probabile sui 100 dollari (circa 73 euro). Senza parlare poi dei sempre più numerosi “piccoli” disastri ambientali connessi alla produzione e distribuzione dei combustibili fossili che avvengono continuamente nei soli Stati Uniti.
Non si tratta però di una nuova “tecno-felicità” come la chiama Chris Nelder, cioè di credere che le tecnologie green possano mantenere lo status quo economico fatto di iper-crescita e iper-consumo. L’autore ha scritto decine di articoli sul “peak oil“, sul raggiugimento del picco di produzione del petrolio e il conseguente rischio di un crollo dell’economia mondiale basata quasi interamente su questa risorsa esauribile. Per anni ha avverito i suoi lettori in merito ai pericoli concreti di un fenomeno che cambierà il destino dell’umanità. Si è accorto però che le storie negative, con un finale drammatico, non spingono a modificare i propri comportamenti, anzi, spingono alla paura e all’inerzia.
L’analisi di Nelder sull’inevitabile transizione non ha lo scopo di far credere che sarà tutto bello e facile ma di stimolare al cambiamento verso una rivoluzione veramente ecologica, come già da anni fa Jeremy Rifkin, che parla di una “terza rivoluzione industriale” dove non sarà tutto uguale a prima solo con pannelli solari al posto delle centrali a carbone ma dove la produzione e la distribuzione dell’energia saranno dettate da reciprocità e solidarietà, nonché rispetto verso se stessi e la Natura.
Invece di focalizzarsi sul collasso, si tratta di alimentare il fuoco di un nuovo modello culturale che non è fatto solo di solare, eolico o idrogeno, ma è un sentiero di rinnovamento profondo.
Quindi..avanti con le rinnovabili!

sabato 31 maggio 2014

RICONVERTIRE LE CENTRALI A CARBONE PER AVERE ENERGIA PULITA

La Germania è da tempo in corsa per raggiungere il traguardo ambizioso di ottenere entro il 2050 almeno l’80% della propria energia pulita. Tuttavia circa la metà dell’attuale produzione è legata alle miniere di carbone, nello specifico le miniere di lignite, un carbone molto più sporco di quello comune.

Andre Niemann, professore di ingegneria presso l’Università di Duisburg-Essen, è convinto di aver trovato una soluzione per coniugare rinnovabili e miniere di carbone.
Uno dei limiti più evidenti dell’energia pulita è l’impossibilità di fronteggiare situazioni in cui le risorse naturali scarseggiano: pensiamo al funzionamento di pannelli solari in una giornata nuvolosa o ad un impianto eolico in una giornata senza vento.
Come si potrebbe ovviare a questi vincoli? Secondo Niemann  si potrebbero riconvertire le gallerie delle miniere per lo stoccaggio dell’acqua. In particolare l’ingegnere punta alla miniera di Bergwerk Prosper Haniel, situata a circa un’ora di distanza dalla città di Colonia.
Questa sede continuerà a produrre 4 milioni di tonnellate di carbone all’anno fino alla sua chiusura, prevista per il 2018. Il suo progetto consiste nel rivestire le pareti delle gallerie con del calcestruzzo e riempire i tunnel con almeno 35 milioni di metri cubi di acqua, un volume pari a quello dell’Empire State Building.
Attraverso un sistema di pompaggio si andrebbe ad utilizzare l’energia in eccesso prodotta dalle fonti rinnovabili per pompare l’acqua dalle gallerie verso un serbatoio esterno. 
Per recuperare l’energia in seguito, l’acqua verrebbe scaricata di nuovo nella miniera sfruttando solo la forza di gravità.  E’ come se l’intero sistema fosse un’enorme batteria idraulica, come avviene in sostanza nelle centrali idroelettriche. Le turbine potrebbero produrre elettricità per circa 410 abitazioni.
Attualmente sistemi idraulici simili sono stati già sperimentati negli Stati Uniti e in altre zone della Germania, ma l’idea di sfruttare come sede dell’impianto una vecchia miniera di carbone è del tutto nuova.
In realtà un progetto di tale portata potrebbe essere applicato a qualsiasi struttura in disuso, dando nuova vita ad edifici e sedi spesso lasciati in completo abbandono.
Che la nuova frontiera dell’energia pulita passi dalle miniere di carbone?

martedì 27 maggio 2014

100% RINNOVABILI, LA DANIMARCA INSEGNA

Il 100% rinnovabili sul breve-medio termine non è una fantasia da ecologisti integralisti. Se c'è la volontà politica è uno scenario raggiungibile in tempi relativamente rapidi, con costi assolutamente sostenibili e grandi ricadute positive in termini di sicurezza energetica e occupazione, oltre che di salute, tutela dell'ambiente e lotta al cambiamento climatico. La Danimarca lo sta dimostrando: uno studio governativo pubblicato qualche giorno fa porta nuove indicazioni sulle strade che il paese può percorrere per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si è dato, cioè liberarsi completamente dalle fonti fossili entro il 2035 per quel che riguarda l'elettricità e il riscaldamento e andare il 100% da rinnovabili, decarbonizzando completamente anche il settore trasporti, entro il 2050.
Nel report, titolo inglese Energy Scenarios for 2020, 2035 and 2050, si mettono a confronto 5 scenari: uno in cui le fonti fossili permangono e quattro in cui vengono eliminate, come da obiettivi nazionali. Tra le quattro strade per liberarsi completamente da gas, petrolio e carbone una, battezzata “Wind”, punta soprattutto su eolico e elettrificazione dei trasporti (ma le biomasse e il biogas hanno comunque un ruolo importante), una, “Biomass”, punta molto sulle biomasse, “Bio+” prevede un sistema basato sui combustibili attuali dove però carbone, petrolio e gas siano sostituiti da biomasse, biocarburanti e biogas, mentre in “Hydrogen” c'è l'idrogeno a svolgere un ruolo importante di vettore energetico per accumulare l'energia prodotta dalle rinnovabili, eolico in primis.

Ne esce che gli scenari fossil-free sono solo poco più costosi rispetto a quello in cui le fossili hanno ancora un ruolo: il più economico tra gli scenari 100% rinnovabili costerebbe solo 800 milioni di euro più dello scenario “Fossil fuels”, cioè sarebbe più caro solo del 5%. Il costo stimato di avere un sistema energetico completamente decarbonizzato al 2050 va da circa 18 a 21 miliardi di euro. Il grosso dello sforzo, circa metà della spesa stimata nei vari scenari, si deve al settore trasporti. Il bivio davanti al quale la Danimarca si trova, emerge dal report, è tra puntare più su vento ed elettrificazione o più sulle biomasse: puntare sulle bioenergie è più economico e richiede meno investimenti in infrastrutture, ma dà meno sicurezza energetica e il risparmio potrebbe essere vanificato da un aumento dei prezzi delle biomasse.
Quale sia la strada che sceglierà, il paese scandinavo conferma di essere un passo avanti rispetto al resto del mondo. La trasformazione del sistema energetico qui è già in fase avanzata: nel 2012 il vento forniva il 25% del fabbisogno elettrico, nel 2013 è arrivato al 33%. Per il 2020 si punta ad ottenere dal vento il 50% dell'elettricità e gli sforzi per adattare la rete elettrica ad una tale penetrazione di questa fonte non prevedibile stanno facendo della Danimarca un paese all'avanguardia sulle tecnologie e sulle soluzioni per la smart grid. Anche su biomasse, biogas, biometano e teleriscaldamento il Paese è all'avanguardia, mentre c'è un forte supporto anche all'elettrificazione dei trasporti.
Se la Danimarca è la prima della classe su questo fronte, va sottolineato, è perché a Copenhagen la transizione energetica è una priorità nazionale che ha messo d'accordo praticamente tutti gli schieramenti politici. L'obiettivo del 100% rinnovabili che il paese ha adottato a marzo 2012 è stato approvato dal Parlamento danese con 171 voti su 179. A febbraio tutti i maggiori partiti, dai Socialdemocratici al governo, ai Conservatori, ai Socialisti fino all'Alleanza Rosso-Verde, hanno votato compatti per nuovi obiettivi ancora più ambiziosi: una legge che impone alla Danimarca di tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020.
Dunque, mentre in Italia non mancano (sia nel centrodestra che nel centrosinistra) esponenti politici di primo piano che invitano a frenare sullo sviluppo delle rinnovabili e sulla lotta la global warming perché sono un costo insopportabile per l'economia, il Parlamento danese votava quasi all'unanimità per alzare del 10% l'obiettivo assegnato dall'Europa.

sabato 24 maggio 2014

INQUINI? PAGHI!

A chi inquina: niente sconti. Anzi: chi inquina paghi, visto che crea un danno alla collettività che dovrà poi rimediare ai danni subìti.

Il mondo oggi, invece, sembra andare in tutt’altra direzione.

Sussidi e sconti fiscali a chi inquina, a chi erode le risorse naturali, a chi pregiudica il futuro della natura e dell’ambiente. Sembra un paradosso, eppure è la realtà di oggi in Italia dove il sistema fiscale è studiato in modo tale da portare benefici a chi utilizza le fonti non rinnovabili.

Contro queste distorsioni del sistema è ora di dire basta e invertire rotta, trovando anche le forze per uscire da questa crisi. “Basta incentivi al consumo di risorse ambientali” è il manifesto di Legambiente e Radicali italiani con cui propongono di dire addio agli sconti e alle esenzioni di cui beneficiano imprese e soggetti che consumano fonti fossili per premiare i cittadini e le imprese che investono in fonti rinnovabili.

Per avere un’idea delle cifre di cui stiamo parlando, nel 2014 ci sono state delle esenzioni sulle accise pari a 5,7 miliardi di euro. Chi ne ha beneficiato principalmente? Coloro che operano nel settore dei consumi di fonti fossili. Altri 2 miliardi (nel 2012) sono stati sussidiati nelle bollette dell’energia, sempre a fronte del consumo di fonti fossili.

Se ci illudiamo che la distorsione si limiti al campo energetico, la realtà del campo ambientale ci farà ricredere. Canoni di concessione bassi, a volte perfino nulli, rendono lo sfruttamento di cave e fonti idriche un vero business; le spiagge vengono concesse senza procedure di gara e sono quanto più spesso oggetto di abuso edilizio, mentre gli incentivi per la riqualificazione delle aree sono così scarsi da convincere che è meglio desistere… per non parlare della lunga mano della criminalità organizzata che si allunga su questi beni.

Auspicare che la trasparenza e la semplicità inducano una maggiore concorrenza, una spinta innovativa è più che naturale, ma non basta. Per questo, il manifesto, riprendendo il Trattato istitutivo dell’UE e il Protocollo di Kyoto, avanza un’effettiva applicazione del principio “chi paga inquina”.

Un principio che abolisca i sussidi per chi produca inquinamento e, anzi, faccia loro carico del costo sociale che le loro esternalità generano sulla collettività e sull’ambiente: dal depauperamento delle risorse al diritto delle generazioni future di ricevere in eredità un mondo vivibile.

Oltre al gettito fiscale della tassazione, la speranza è che il comportamento divenga più sostenibile, adottando fonti rinnovabili in luogo di quelle fossili.

In pratica, cosa propone il Manifesto? L’eliminazione di qualsiasi distorsione del sistema: dall’abolizione dei sussidi e l’imposizione di accise a chi inquina, a una generale revisione dei canoni e delle norme sullo sfruttamento delle risorse naturali, ogni misura che possa minare il consumo e di rendite sarà promossa, così come ogni iniziativa che favorisca l’innovazione e la trasparenza.

Con circa 10 miliardi di gettito che, ad oggi, è concesso ai soggetti energivori e sfruttatori di risorse naturali, si potrebbe uscire dalla crisi, e ripartire. Un’utopia? Non proprio: investendo queste somme per ridurre la tassazione sul lavoro e incentivando l’innovazione energetica delle rinnovabili, la competitività del paese non potrebbe che crescere.

martedì 6 maggio 2014

UNA SOLUZIONE PER IL RICICLO DEI PANNELLI SOLARI

Vi siete mai chiesti che fine fanno i moduli fotovoltaici giunti al termine dei ciclo di vita? Ebbene sì, anche in materia di energie rinnovabili il riciclo dei moduli esausti o rotti ha rappresentato, almeno fino ad oggi, un problema di non facile risoluzione.

È bene sapere che quando non sono più idonei alla produzione di energia, i pannelli fotovoltaici di qualsiasi tipologia costruttiva possono essere smembrati e riutilizzati per la produzione di altre materiali, come silicio, vetro e alluminio. Ciò implica una corretta gestione dei materiali avviati al riciclo, sistemi di tracciabilità adeguati ed un preciso iter che coinvolga produttori, installatori e utilizzatori finali.

Al fine di regolamentare la materia erano già intervenuti i decreti interministeriali del 2011 e del 2012 (Quarto e Quinto Conto Energia) che stabilivano l’obbligo dei produttori di moduli fotovoltaici entrati in funzione dal 1° luglio 2012 al 31 marzo 2013 di aderire a un Sistema/Consorzio in grado di garantire il riciclo. La sanzione in caso di mancata iscrizione corrisponde, infatti, all’esclusione dell’impianto dagli incentivi previsti.

Regole che sono state poi ampliate e puntualizzate dal GSE (Gestore Servizi Energetici) al quale è stato  affidato l’incarico più importante: quello di definire una lista di Sistemi/Consorzi idonei ad assolvere a tale compito. L’ultimo aggiornamento dell’elenco risale al 1° marzo 2013 e annovera 11 soggetti, tra i quali il Cobat (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) che recentemente ha incontrato i suoi iscritti per discutere delle nuove normative, condividere nei dettagli tutti gli aspetti operativi legati alla gestione del servizio di raccolta e riciclo,  presentare nuovi servizi.

Tra le novità più importanti, Cobat ha reso nota la possibilità per i proprietari di moduli fotovoltaici acquistati prima del 1° luglio 2012 e non ancora installati di essere registrati nel proprio sistema di tracciabilità, garantendo così l’accesso al sistema di incentivazione predisposto dal GSE e la conseguente manleva dalle responsabilità per la gestione del fine vita.

Un atteggiamento propositivo e fortemente innovativo quello dimostrato dal Consorzio, che di fatto getta le basi per la realizzazione tempestiva della prima filiera italiana per la raccolta e il riciclo dei moduli esausti. E non è tutto. Grazie ad un apposito software, Cobat permetterà al GSE di tracciare in ogni momento produttori e importatori dei prodotti immessi sul mercato, in modo da poter effettuare tutti i controlli del caso e garantire la corretta gestione del sistema di erogazione dei contributi. Il GSE, dunque, potrà così vigilare facilmente su tutta la filiera, dal produttore, all’installatore fino al beneficiario finale.
Un risultato, quello raggiunto da Cobat, doppiamente soddisfacente che consentirà di recuperare correttamente fino al 95% dei materiali dei pannelli installati con il Quarto e Quinto Conto Energia, in previsione delle sempre più stringenti normative europee che da quest’anno renderanno obbligatorio lo smaltimento e il riciclo anche dei moduli più datati.

lunedì 7 aprile 2014

IL FOTOVOLTAICO AUTOSUFFICIENTE

E se un giorno la tecnologia solare fosse completamente autosufficiente, vale a dire in grado di autoprodursi i materiali fotovoltaici necessari? 

Quello che per molti potrebbe essere solo un’utopia, all’Università dell’Oregon è già realtà. 


Gli scienziati del dipartimento di ingegneria chimica dell’ateneo americano hanno messo a punto un nuovo processo che sfrutta il sole per produrre materiali di grado solare da impiegare nei dispositivi fotovoltaici. “Questo approccio dovrebbe funzionare in maniera ottimale ed è, inoltre, completamente eco-friendly”, afferma Chih-Hung Chang, autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista scientificaAdvances RSC.


Il lavoro si basa sull’uso di un microreattore a “flusso continuo” capace di produrre inchiostri di nanoparticelle. Attraverso il nuovo processo, la luce solare viene focalizzata sul microreattore che si riscalda rapidamente, pur consentendo un controllo preciso della temperatura. In questi esperimenti, spiegano i ricercatori, la luce è stata prodotta artificialmente, ma il processo potrebbe essere eseguito tranquillamente con luce solare diretta.

“Il nostro sistema è in grado di sintetizzare materiali energetici in pochi minuti rispetto ad altri processi che potrebbero richiedere dai 30 minuti alle due ore”, ha commentato Chang. Nel dettaglio gli scienziati hanno prodotto un inchiostro di rame indio diseleniuro (noto come CIGS) ma con lo stesso processo si potrebbe ottenere anche il solfuro di zinco rame stagnato (CZTS), entrambi componenti low cost del fotovoltaico a film sottile. Secondo gli scienziati i progressi ottenuti grazie a questa scoperta potranno presto permettere di abbattere il costo dell’energia solare, velocizzando i processi produttivi e azzerando qualsiasi impatto sull’ambiente.

martedì 25 marzo 2014

LE ENERGIE PULITE DEL FUTURO

Fotovoltaico smart grid, stoccaggio e mobilità elettrica sono le nuove energie pulite del futuro.

Quali le principali tendenze per il settore dell’energia pulita?


Ciò che oggi emerge sulla scena internazionale è una duplice tendenza di mercato: in primo luogo assistiamo ad uno spiccato interesse per le questioni relative all’ integrazione di rete delle fonti rinnovabili che, non garantendo la stabilità della produzione, hanno bisogno di integrarsi al meglio con le infrastrutture di rete esistenti. Fotovoltaico, dunque, ma non solo: la priorità è oggi quella di riuscire ad integrarlo al meglio nelle reti esistenti. Le smart grid, le cd. “reti intelligenti”, hanno il compito di rispondere in maniera intelligente a questo bisogno.

In secondo luogo il tema caldo è quello dello stoccaggio elettrico dell’energia prodotta con le fonti rinnovabili, fonti per definizione fluttuanti ed intermittenti. Lo stoccaggio è il mezzo che permette di rendere continua e stabile l’energia che per definizione stabile non è. Fotovoltaico smart grid e stoccaggio elettrico sono le nuove leve del settore in Italia e nel mondo.

Le soluzioni esistenti per l’immagazzinamento dell’energia elettrica vanno da piccoli accumulatori a batteria ad accumulatori combinati con celle a combustibile, fino ai grandi accumulatori per l’industria e le reti. 

Questi prodotti innovativi sono stati presentati da più di 140 aziende internazionali all’ultima Intersolar Europe, l’annuale più importante fiera internazionale di settore. Questo fa pensare che siamo solo ai “primi passi” per la produzione e diffusione su ampia scala dei sistemi autonomi di accumulo di energia, diffusione che fa ben sperare in una prossima graduale riduzione dei prezzi. Il rapporto costo-efficienza degli accumulatori è infatti attualmente uno dei principali limiti alla loro diffusione su ampia scala.

Negli ultimi anni il numero delle nuove installazioni fotovoltaiche in Germania, Italia, Spagna, Cina e molti altri paesi è aumentato considerevolmente. Questo elevato livello di crescita fa ben sperare nello sviluppo di ulteriori opportunità sullo scenario internazionale, nuove potenzialità che passano da nuove e più efficienti tecnologie energetiche pulite.

Le nuove tecnologie di produzione sono infatti sempre più accompagnate da sempre migliori tecnologie di gestione dell’energia, tecnologie orientate alla riduzione degli sprechi energetici ed al miglior utilizzo dell’energia. Fotovoltaico e smart grid rappresentano non solo una migliore integrazione con la rete elettrica delle fonti rinnovabili, ma anche risparmio ed efficienza del sistema elettrico complessivo. 

Anche lo stoccaggio elettrico, l’altra faccia della medaglia, sarà tra le nuove opportunità del settore, anche grazie alla spinta della politiche verso la mobilità elettrica che usa anch’essa batterie elettriche.

In tal senso l’innovazione tecnologica del fotovoltaico, delle reti e delle altre fonti rinnovabili stanno facendo passi da gigante, ben oltre le “spinte incentivanti” delle politiche nazionali (che in Italia, peraltro, sono da tempo terminate).

Un altro tema emergente sullo scenario globale è quello della E-Mobility legato a doppio filo al settore del fotovoltaico smart grid e delle rinnovabili elettriche: auto che vanno ad elettricità hanno bisogno di efficienti batterie, da un lato, e di generatori elettrici economici e puliti, dall’altro. Quello dell’immagazzinamento / stoccaggio dell’energia elettrica con batterie di accumulo è anche per questo un tema cruciale.

Può il fotovoltaico mettersi al servizio della nuova mobilità elettrica? Sì: si sta lavorando, per questo, su tettoie fotovoltaiche per auto elettriche, stazioni di ricarica alimentate dai pannelli solari, parcheggi fotovoltaici, sistemi di ricarica elettrica in grado di alimentarsi anche col sole ecc..

Fotovoltaico smart grid e stoccaggio elettrico rappresentano per questo il futuro dell’energia pulita.

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domenica 23 marzo 2014

GLI "ALBERI FOTOVOLTAICI" PER RICARICARE GLI SMARTPHONE

Si chiamano Strawberry trees e arrivano dalla Serbia gli alberi fotovoltaici che consentono di ricaricare qualsiasi dispositivo con elettricità a costo zero perché sfruttano l’energia del sole.

Il fotovoltaico sta conseguendo un successo crescente in tutto il mondo. Si è partiti da piccoli impianti classici per utenze da tre o sei KW, per arrivare a grandi impianti da megawatt. Poi si è passati a pannelli solari sottilissimi e leggeri da trasportare in ogni dove, con grande successo. Tutto questo sfruttando la fonte di energia praticamente inesauribile del sole. Operazioni di stampo decisamente ecologico, che non inquinano e con costi abbordabili. Ma finora non si era mai arrivati a questo livello di ecocompatibilità: gli Strawberry trees, con elettricità a costo zero.
Ad avere la geniale idea è una start up che proviene dalla Serbia. Una serie di tecnici e ingegneri ha concepito questo singolare modo di ricaricare le batterie del cellulare, della radio, del tablet, dello smartphone e quant’altro il tutto all’aria aperta, tramite strutture che assomigliano ad alberi sulle quali sono posizionati appositi pannelli solari.
Dal momento che capita sovente dimenticare di ricaricare il cellulare a casa, o che il nostro navigatore satellitare rimanga a secco di corrente, nei parchi, nei giardini pubblici o in altri luoghi aperti, sono state concepite queste strutture per ricavare energia in tempi più rapidi possibile. I nostri dispositivi elettronici così possono essere tranquillamente ricaricati all’aria aperta. E tutto questo si ricorda che avviene a costo zero.
Gli Strawberry trees, così si chiamano questi gioielli della tecnologia, sono un buon veicolo per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza delle energie rinnovabili, tema sul quale, purtroppo, non tutti i governi dimostrano un impegno sufficiente. Così come un albero tecnologico può ricaricare uno smartphone, allo stesso modo un impianto fotovoltaico può fornire energia a una casa, se necessario anche scollegandosi dalla rete elettrica fornitrice.
Nella fattispecie la tecnologia Strawberry trees, sta prendendo piede in Serbia ed è auspicabile che lo faccia altrove. Con investimenti minimali si ottengono due risultati: la praticità ed efficienza di una ricarica all’aria aperta, e la sensibilizzazione sulle energie pulite. Queste stazioni solari permanenti, che finora incorporano fino a sedici prese per le ricariche, sono un eccellente esempio di come la filosofia del risparmio energetico si sposi con quella di un sano ambientalismo basato sui fatti, e non solo sulla teoria.

mercoledì 19 marzo 2014

RICHIESTA ON LINE DELLE DETRAZIONI FISCALI DEL 65%

E' on line il sito per la trasmissione all'ENEA delle richieste di detrazione relative ad interventi di riqualificazione energetica degli edifici ultimati nel 2014.

Ricordiamo che, in seguito alla pubblicazione (nella G.U. n°302 del 27/12/2013) della Legge 27 dicembre 2013 n°147 (Legge di Stabilità 2014), nel caso di interventi di efficienza energetica, queste detrazioni sono prorogate nella misura del 65%, per spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2014 e nella misura del 50% per spese sostenute dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015.
Nel caso di interventi relativi a parti comuni di edifici condominiali o che interessino tutte le unità di un condominio, queste detrazioni sono prorogate nella misura del 65%, per spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 30 giugno 2015. E nella misura del 50%, per spese sostenute dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016.

mercoledì 5 marzo 2014

LA CUCINA DEL FUTURO SECONDO WHIRLPOOL

Con l’arrivo dei tablet, gli aspiranti chef possono utilizzare il loro dispositivo per accedere all’enorme archivio di ricette disponibile su Internet. Whirlpool vede invece un futuro in cui non sarà più necessario portare il tablet in cucina, in quanto tutti gli ingredienti per preparare un piatto verranno visualizzati direttamente vicino ai fornelli. Al CES di Las Vegas, il noto produttore di elettrodomestici ha annunciato un piano cottura touchscreen interattivo.

Whirlpool ha mostrato il suo funzionamento attraverso un mockup, ovvero una proiezione non interattiva del piano cottura, ma l’azienda ha già avviato lo sviluppo della tecnologia e gli utenti vedranno il risultato finale entro i prossimi cinque anni. I cuochi del futuro avranno a disposizione una grande superficie sensibile al tocco delle dita per seguire i passi necessari alla preparazione dei cibi. Tutte le informazioni verranno inviate al piano cottura da un dispositivo mobile.

Oltre alle ricette, l’elettrodomestico visualizzerà le playlist preferite e permetterà di scegliere il brano da ascoltare in streaming, mostrerà le previsioni del tempo, il calendario e gli aggiornamenti di stato dai social network, mentre l’utente attende il completamento della cottura. Per la gestione delle funzioni non sarà necessario toccare la superficie con le mani sporche, ma si potranno utilizzare i comandi vocali.
Whirlpool userà l’induzione elettromagnetica per riscaldare le pentole. In questo modo, il cuoco potrà toccare il piano cottura senza scottarsi. I fornelli infatti interagiscono solo con i metalli. Il produttore statunitense ha mostrato anche il concept di una suite per la cucina, grazie alle quale tutti gli elettrodomestici parlano tra loro. Il frigorifero, ad esempio, mantiene l’inventario del suo contenuto, suggerisce le ricette e programma automaticamente il forno.
Di seguito un video dimostrativo della cucina del futuro.


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