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lunedì 7 ottobre 2013

IL GOVERNO LETTA E LE TRIVELLAZIONI

Il Governo Letta non sembra molto differire da quello precedente guidato dal Professor Monti in tema di ambiente. Anche per quanto concerne le trivellazioni petrolifere vicino alle coste.
Con il decreto “contro le trivelle” non si fa altro che applicare l’art. 35 della Legge 83/2012, che ha riportato le piattaforme petrolifere vicino alle spiagge italiane. Con questo decreto il Governo amplia così le aree coinvolte dalle esplorazioni offshore, avvicinandosi alle Baleari e andando oltre l‘Isola di Malta.

Italia Far West della trivella. E’ questa la drammatica realtà che emerge dal Dossier di WWF Italia, sull’attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi nel nostro paese. Un paese con un patrimonio naturalistico straordinario, unico per biodiversità e con la più alta concentrazione di siti UNESCO del mondo. Eppure tanta bellezza è svenduta e messa a repentaglio in nome dell’oro nero.
I pericoli legati all’estrazione e al trasporto del petrolio sono noti. Meno nota l’effettiva situazione in cui versa il nostro territorio a causa della gestione dissennata delle concessioni. Innanzitutto facciamo qualche osservazione sulle specificità della penisola italiana che rendono il rischio ancora più tangibile.  Il mare Mediterraneo è un bacino chiuso con un lentissimo ricambio delle acque; rappresenta lo 0,7% delle acque totali del pianeta, eppure il 25% del traffico petrolifero mondiale passa da qui.
Si calcola che ogni anno 100-150.000 tonnellate di idrocarburi finiscano nel Mediterraneo con effetti disastrosi: non si parla solo degli effetti immediati, in termini di distruzione della flora e della fauna marina, ci sono anche gli effetti cronici, quelli sub-letali, per cui gli animali assorbono con la respirazione, l’alimentazione e il contatto sostanze altamente tossiche che vengono immesse stabilmente nella catena alimentare.
Ma i pozzi esplorativi non contaminano solo i mari, avvelenano anche la terra. Un esempio emblematico è quello della Val d’Agri in Basilicata, territorio monopolizzato dalle attività di perforazione.  Un pozzo esplorativo, infatti, scarica intenzionalmente o accidentalmente tra le 30 e le 120 tonnellate di sostanze tossiche con gravi rischi di inquinamento delle acque e del suolo e per la salute della popolazione. E paradossalmente la devastazione di un’intera regione (si calcola che il 60% del territorio sia interessato da attività di scavo e ricerca) non porta alcun vantaggio economico o occupazionale alla popolazione.
Insomma, cambiano i governi ma si fa ancora poco sul fronte delle energie rinnovabili, preferendo di ricorrere all’oro nero dannoso per l’ambiente.
Seguono dei tweet su #Letta e il suo #governo.


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