Con una nota il GSE vieta l'installazione di sistemi di storage su impianti a rinnovabili che hanno già avuto accesso agli incentivi. Il divieto è provvisorio, in attesa che arrivino le regole sulla connessione alla rete delle batterie. Un quadro normativo che potrebbe essere pronto già nel giro di un mese, sempre che nessuno metta i bastoni tra le ruote.

"Nelle more della definizione e della completa attuazione del quadro normativo e delle regole applicative del GSE per l’utilizzo dei dispositivi di accumulo – si legge nella nota GSE - ai fini della corretta erogazione degli incentivi, non è consentita alcuna variazione di configurazione impiantistica che possa modificare i flussi dell’energia prodotta e immessa in rete dal medesimo impianto, come ad esempio la ricarica dei sistemi di accumulo tramite l’energia elettrica prelevata dalla rete. A tal proposito si rammenta che il GSE, nel caso in cui dovesse accertarne la sussistenza, nell’ambito delle verifiche effettuate ai sensi dell’art. 42 del Decreto Legislativo 28/2011, applicherà le sanzioni previste dal medesimo articolo, ivi inclusa ladecadenza dal diritto agli incentivi e il recupero delle somme già erogate”. (come avevamo scritto in questo articolo - RINNOVABILI ED ACCUMULO, SORPRESA DAL GSE)
Un segnale negativo che arriva proprio mentre sta crescendol'interesse del mondo delle rinnovabili verso le batterie da applicare agli impianti. A rendere solo in parte meno preoccupante la notizia, il fatto che, come detto, il divieto è transitorio: come si legge nella nota appunto “nelle more della definizione e della completa attuazione del quadro normativo e delle regole applicative del GSE per l’utilizzo dei dispositivi di accumulo”.
Il divieto espresso arriva perché, in mancanza di regole a riguardo, potrebbero accadere fenomeni di double-counting: cioé che qualcuno riceva l'incentivo due volte su parte dell'energia prodotta. Come spiega a QualEnergia.it il direttore del GSE,Gerardo Montanino: “E' indispensabile che l'Autorità definisca al più presto le regole, specie per quel che riguarda i sistemi di misura. C'era il rischio che potesse essere immessa in rete energia prelevata dalla rete dall'accumulatore e che questa venisse scambiata per energia prodotta dall'impianto”.

Il timore diffuso tra chi opera nel settore è però che il comunicato possa spaventare con lo spettro dell'incertezza normativa chi sta pensando allo storage. La speranza è quella che si arrivi al più presto ad un provvedimento normativo certo: i lavori sono già a buon punto e se tutto va liscio le regole definitive potrebbero arrivare già tra ottobre e novembre.
Ma che tutto fili liscio non è mai scontato: eventuali controversie potrebbero dilatare i tempi. La situazione è infatti piuttosto delicata, visto che nel comitato tecnico 316 del CEI, che contribuisce alla scrittura delle regole in questione, siede anche chi si vedrebbe danneggiato da una diffusione degli accumuli, cioè i distributori. Inoltre, per essere applicate agli impianti incentivati, le regole dovranno passare per una delibera dell'Autorità. Se pensiamo al precedente dei SEU (i sistemi di utenza efficienti che permettono di vendere energia “dietro al contatore”) c'è di che preoccuparsi: ancora si attende la relativa delibera Aeeg dal 2008.
L'augurio è che non succeda lo stesso per gli accumuli: un eventuale ritardo nella definizione di regole chiare e certe, potrebbe infatti compromettere lo sviluppo di questo comparto innovativo. Se ciò accadesse, gli unici ad averne un vantaggio sarebbero le compagnie elettriche, che come mostrano diversi studi, hanno seri motivi di temere generazione distribuita, rinnovabili, autoconsumo e storage (vedi qui), mentre a rimetterci sarebbe l'intero Sistema Paese, senza parlare delle ricadute occupazionali. Come mostra un recente studio ANIE la diffusione degli accumuli potrebbe portare benefici al sistema elettrico per oltre mezzo miliardo l'anno.