Pagine

Visualizzazione post con etichetta CURIOSITÀ. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta CURIOSITÀ. Mostra tutti i post

domenica 10 agosto 2014

NEW SASIAIMPIANTI.IT

Le nostre notizie,i nostri lavori e le nostre informazioni cambiano piattaforma! Potrai seguire tutti i nostri articoli qui ! Nuova veste grafica e tante notizie green!



PASSATEPAROLA!

giovedì 31 luglio 2014

RINNOVABILI: LE GRANDI AZIENDE OSTACOLATE DAI BIG DELL'ENERGIA

Alcune delle più grandi aziende del mondo vogliono aumentare il peso delle rinnovabili dei loro gruppo ma hanno un problema: a render loro la vita difficile sono le stesse utility.

Per questo 12 grandi nomi, da Facebook a Walmart e GM hanno creato un consorzio informale, per cercare di superare gli ostacoli che nascono per l'acquisto di energia rinnovabile e la condivisione delle best practises.

Nessun interesse economico, solo la volontà di espandere la propria quota di energia pulita. Cercando di aumentare la disponibilità di energia rinnovabile a costi competitivi per gestire le imprese, le 12 società hanno firmato i Principi per il fabbisogni di energia rinnovabili per comunicare meglio le loro esigenze di acquisto e le aspettative per il mercato, che stenta a tenere il loro passo.

Le aziende - Bloomberg, Facebook, General Motors, Hewlett-Packard, Intel, Johnson&Johnson, Mars, Novelis, Procter&Gamble, REI, Sprint e Walmart - sperano che tali suggerimenti possano aprire nuove opportunità di collaborazione con le utility e con i fornitori di energia.

Con un target di energia rinnovabile combinata di 8,4 milioni di megawattora (MWh) per anno fino al 2020, le 12 aziende sono alla ricerca di un cambiamento di mercato che permetta loro di raggiungere i loro obiettivi di energia pulita.

Per soddisfare almeno quelli a breve termine queste hanno dunque bisogno di oltre 8 milioni di MWh di energia rinnovabile, la stessa elettricità che occorre per alimentare circa 800.000 case ogni anno. Gli acquirenti di grandi dimensioni hanno spesso difficoltà a rapportarsi con le utility tradizionali per l'acquisto di fonti rinnovabili a prezzi competitivi, aumentando la complessità delle procedure e i costi di transazione. Difficoltà riconosciute anche dal WWF e dal World Resources Institute (WRI), che hanno ribadito l'esigenza di linee guida chiare.

Ecco quali sono i 6 principi suggeriti dalle 12 big:

1. Maggiore scelta nelle opzioni di approvvigionamento

2. Maggiore accesso a opzioni competitive

3. Contratti a termine più lunghi e a prezzi fissi per l'energia

4. L'accesso a nuovi progetti che riducono le emissioni al di là del business

5. Maggiore accesso ai finanziamenti, nonché processi standardizzati e semplificati

6. Aumento delle opzioni di acquisto in collaborazione con le utility.

I firmatari iniziali sono pionieri, ma il gruppo si sta espandendo sempre di più una volta che le aziende stanno riconoscendo la necessità di un cambiamento del mercato per cogliere le opportunità offerte dalle energie pulite.

Aziende che hanno dimostrato con i fatti di essere alla ricerca del cambiamento, come Facebook, al lavoro su un grande datacenter europeo ecologico o ancora l'invito della società di Zuckerberg di aderire all'OCP per data center più green. E ancora, Walmart al lavoro per ridurre gli imballaggi e per rilanciare il settore delle fonti pulite negli Usa.

In aiuto, le aziende chiamano anche i regolatori statali e locali per stimolare le utility. “Queste aziende sono leader del mercato nella creazione di domanda di energia rinnovabile. I loro principi forniscono una guida per i fornitori del mercato”, ha detto Suzanne Apple, vice presidente senior del settore privato per il WWF. “Alcune delle più grandi aziende americane stanno adottando energie rinnovabili, e la loro domanda collettiva richiede al mercato di tenere il passo.”

Si parla di questo, mentre in Italia il settore delle rinnovabili è colpito dalle tasse sull'autoconsumo e dal nuovo spalma incentivi che, promettendo di tagliare del 10% le bollette delle Pmi, potrebbe mettere a rischio gli investimenti italiani e stranieri nel settore delle energie pulite. In questa situazione così incerta, quali possibilità offrirebbe il mercato italiano a chi vuole scegliere le rinnovabili?

lunedì 28 luglio 2014

NEL 2020 RADDOPPIERANNO LE ENTRATE PER L'ENERGIA SOLARE

La maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti alimenta il mercato globale dell’energia solare. Insieme a una legislazione favorevole ed alla necessità di migliorare l’autosufficienza e la sicurezza energetica, ciò aiuterà il mercato dell’energia solare a crescere rapidamente.

Mentre i volumi di vendita sono concentrati principalmente nella regione Asia-Pacifico, si registra una netta tendenza di crescita anche in altri mercati. 

Una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata "Global Solar Power Market", rileva che il mercato ha prodotto entrate per 59,84 miliardi di dollari nel 2013 e stima che questa cifra raddoppierà raggiungendo quota 137,02 miliardi di dollari nel 2020. 

La domanda globale di sistemi solari fotovoltaici nel 2014 è dominata dalla regione Asia-Pacifico, che rappresenterà circa il 46% della capacità fotovoltaica installata nel corso dell’anno. Cina, Giappone, India e Australia continueranno ad essere i quattro paesi più importanti per la crescita della domanda regionale. Con la drastica diminuzione dei prezzi dei pannelli, i produttori asiatici ora si rivolgono all'integrazione della catena di valore e all'efficienza tecnica per differenziare i propri prodotti da quelli degli altri fornitori nel mercato.

In Europa il mercato continua a crescere. La Germania è stato il primo paese europeo a incentivare l’energia solare fotovoltaica con un sistema di feed-in tariff nel 2006. La capacità installata nel mercato si è ampliata rapidamente ed è tuttora il più grande mercato dell’energia solare al mondo. Entro il 2020, Germania, Italia, Francia, Spagna e Regno Unito, insieme, progettano di installare oltre 75 GW di capacità fotovoltaica. La capacità totale installata a livello globale nel 2013 è stata di 137 GW. 

In Europa inoltre, anche l’obbligo unilaterale degli stati membri dell’Unione Europea verso il protocollo di Kyoto, che è stato pensato per ridurre le emissioni di gas serra, ha dato slancio al mercato dell’energia solare in questa regione. 

Nel frattempo, gli Stati Uniti sono diventati una meta redditizia poiché qui il prezzo dei sistemi solari fotovoltaici è calato a causa della riduzione delle importazioni dalla Cina, in seguito all'imposizione di tariffe antidumping e contro le sovvenzioni illegali sulle importazioni. (ne avevamo scritto qui)

"Il mercato globale dell’energia solare sta beneficiando di vari schemi di incentivi nella forma di certificati di energia verde scambiabili, feed-in tariff, sussidi e sgravi fiscali per l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, - afferma Pritil Gunjan, analista di Frost & Sullivan. - Tuttavia, questi schemi di incentivi continuano ad essere molto eterogenei, facendo variare ampiamente il tasso di diffusione dei sistemi solari fotovoltaici a seconda delle politiche locali e regionali."

Il potenziale del mercato dell’energia solare è stato frenato dagli elevati costi di installazione e manutenzione dei sistemi solari fotovoltaici. La fornitura intermittente dell’energia solare, il basso ritorno sull'investimento dei sistemi solari fotovoltaici e la disponibilità di tecnologie meno costose per le energie rinnovabili, come quella eolica e la bioenergia, rappresentano una sfida per il mercato.

"Elaborare normative severe per l'energia pulita e offrire sussidi adeguati al settore delle energie rinnovabili sarà essenziale, - osserva Gunjan. - Sarà ugualmente importante la chiarezza nelle linee guida relative agli incentivi per l’energia solare, in modo che gli sviluppatori dei progetti, gli investitori e i clienti non siano indotti in errore e possano prendere decisioni di investimento adeguate." 

martedì 22 luglio 2014

QUALE FUTURO PER L'ITALIA? FONTI FOSSILI O EFFICIENZA ENERGETICA?

Il dibattito su quale debba essere il futuro energetico dell’Italia è esploso negli ultimi giorni, a seguito dell’intervista rilasciata dal premier Matteo Renzi al Corriere della Sera. Renzi ha espresso forti perplessità sul mancato sfruttamento dei giacimenti nostrani di gas naturale e di petrolio, criticando chi si oppone a questo genere di operazioni. La risposta di Greenpeace non si è fatta attendere: l’associazione ambientalista suggerisce di investire in rinnovabili ed efficienza energetica piuttosto che nelle trivellazioni.

Secondo Renzi non sfruttare adeguatamente i giacimenti di combustibili fossili situati in Sicilia e in Basilicata è un grave errore. Per il premier l’Italia sta sprecando una preziosa occasione: la quantità di petrolio e di gas naturale presenti nel Sud Italia permetterebbe di raddoppiare l’attuale volume della produzione nazionale di energia e di migliorare l’occupazione in una zona del Paese particolarmente bisognosa di lavoro. 

Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera Renzi ha parlato di 40.000 nuovi posti di lavoro generati dallo sfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo italiano. Il segretario del PD ha dunque criticato l’immobilità italiana sul fronte energetico e ha puntato il dito contro “tre, quattro comitatini” che impedirebbero, con manifestazioni di protesta e critiche, l’attuazione di progetti volti allo sfruttamento delle risorse fossili. Renzi ha rilanciato le sue accuse, lanciando un apposito hashtag – #inaccettabile – rivolto a chi si oppone a queste opere.


Immediata la risposta di Greenpeace alle parole di Renzi, risposta che è arrivata con un tweet e con un articolo di approfondimento. Secondo l’associazione ambientalista l’unico comportamento #inaccettabile è la difesa delle trivellazioni, che hanno conseguenze negative per l’ambiente terrestre e marino, oltre che per l’atmosfera. L’estrazione di gas naturale e di petrolio, infatti, altera l’ecosistema e comporta l’emissione di grandi quantitativi di gas serra. Secondo Greenpeace il futuro dell’energia in Italia passa per le rinnovabili e per l’efficienza energetica. Nell’articolo di risposta a Renzi vengono citati alcuni rapporti elaborati da Confindustria e dalle principali sigle sindacali italiane secondo i quali sviluppare il settore dell’efficienza energetica creerebbe 140.000 posti di lavoro all’anno per almeno 10 anni. A questo risultato si aggiungerebbero i benefici per l’ambiente e per le tasche degli italiani che potrebbero utilizzare energia pulita e a basso costo.

Quindi? Quale futuro per l’Italia?

Da un lato Renzi e chi sostiene l’urgenza per l’Italia di ridurre la sua dipendenza energetica dall’estero sfruttando le risorse nazionali; dall’altro Greenpeace e chi ritiene che il presente e il futuro dell’Italia passino per le energie rinnovabili, portatrici di lavoro, energia pulita ed economica e benefici tangibili anche per le generazioni future. Il dibattito è aperto e il confronto a suon di numeri sembra essere soltanto alle prime battute. Quale sarà il futuro dell’Italia? È la volta buona che il Paese si proponga come capofila di un nuovo paradigma di sviluppo europeo basato sull’energia rinnovabile o, come teme Greenpeace, rischia di trasformarsi in un piccolo Texas?


Voi cosa ne pensate?


sabato 19 luglio 2014

AUTOCONSUMO: L'EVOLUZIONE MONDIALE

Finlandia, Germania, California, Australia: sono soltanto alcuni esempi che dimostrano come ormai, in tutto il mondo, stia avvenendo un passaggio verso l’autoconsumo.

Proprio per questo l’Italia e gli ultimi decreti messi a punto in materia di energia e bollette risultano una nota stonata, che penalizza proprio generazione distribuita, autoproduzione e autoconsumo, che altrove sono, invece, una leva verso la sostenibilitàe uno dei cardini delle smart cities. Proviamo a mettere a confronto cosa accade all’estero e cosa accade invece nel nostro Paese.

CALIFORNIA – Qui l’obiettivo è semplificare la burocrazia per rendere più standardizzati i processi di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici, in particolare quelli su tetto. La proposta sarebbe quella di un limite massimo di 5 giorni lavorativi perché tutte le operazioni siano completate, con una sola ispezione-revisione successiva all'installazione.

Tutto questo mentre i dati del California Independent System Operator hanno dimostrato che lo stato ha superato il suo stesso record di generazione fotovoltaica il 1° giugno, con l’immissione in rete di 4.767 MW di energia. Senza contare che la produzione di energia fotovoltaica a maggio 2014 è stata di 3 volte superiore a quella registrata nello stesso periodo del 2013.

GERMANIA – In Germania la situazione vede gli incentivi diminuire, così come i prezzi dei pannelli solari. Ma la rivoluzione, anche in questo caso, risiede nel boom dell’autoconsumo: chi ha un impianto tende a consumare la propria energia, prima di quella che arriva dalla rete, più cara, da un lato proprio per via del calo degli incentivi, dall’altro anche grazie ai meccanismi che lo scorso anno invece li hanno spostati verso chi acquista sistemi di accumulo per il fotovoltaico.

FINLANDIA – In Finlandia l’imperativo è ridurre le emissioni nocive, quindi anche qui si fa leva sui sistemi di accumulo per incentivare la diffusione delle energie pulite. In tutti i casi, qui si uniscono le forze: il VTT Technical Research Centre, la Lappeenranta University of Technology e il Finland Futures Research Centre della University of Turku hanno lanciato il progetto Energy neo-carbon per lo stoccaggio di energia solare ed eolica, che ha ricevuto un finanziamento strategico ingente da Tekes, agenzia finlandese per l'innovazione. Il progetto si suddivide in 3 parti: ricerca sui sistemi energetici; sviluppo di sistemi energetici, valorizzazione delle competenze sullo sviluppo delle tecnologie di stoccaggio dell'energia.

AUSTRALIA - L'autoconsumo ha toccato qui livelli record, al punto che le previsioni dicono che al 2040 la metà dell'energia elettrica generata sarà consumata nello stesso luogo. Non c'è più competizione per le fonti fossili, che perderanno progressivamente terreno, sconfitti dai cittadini"prosumers", del tutto scollegati dalla rete (e in molte zone rurali, di fatto, lo sarebbero comunque), in grado di produrre energia da soli grazie al fotovoltaico.

E IN ITALIA? – Già all’ultimo Solarexpo Alvaro Garcia-Maltras e Sandra Valverde della cineseTrina parlavano di un passaggio vistoso da un modello basato sugli incentivi ad uno incentrato sull'autoconsumo dell'elettricità green, autoprodotta da tutti, che però comporta un cambio di mentalità. E il cambio di mentalità pare che sia avvenuto più negli italiani che in chi li governa. Il decreto spalma incentivi non piace a nessuno e minaccia proprio l’autoconsumo su cui gli altri Paesi basano invece il loro futuro green.

Non solo. E’ un vero attacco al comparto, non a caso su Twitter il dibattito ha preso campo velocemente con gli hashtag #noatasseautoconsumo, #governofossile, #spalmaincentivi e#salvarelerinnovabili. Tutto questo mentre gli investitori esteri hanno dato il via ai ricorsi e la stessa Confindustria non è completamente a favore del decreto.

Da più parti arrivano proposte, al momento però fa riflettere e preoccupare la volontà di un settore che, peraltro, ha retto meglio di altri alla crisi economica, creando occupazione e favorendo il passaggio verso un futuro low carbon. In Italia il sole non è più un bene democratico.

lunedì 14 luglio 2014

PER SFRUTTARE AL MEGLIO UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO È NECESSARIO UN CAMBIO DI ROTTA

Il fotovoltaico in Italia conquista fasce sempre più ampie del fabbisogno energetico italiano, soprattutto nelle lunghe e soleggiate giornate di tarda primavera in cui si manifestano momenti di vera e propria “overgeneration”

L’overgeneration è la produzione di energia superiore alla domanda.


Nei giorni feriali di Maggio, lunghe giornate in cui popolazione e imprese consumano molta energia,  il fotovoltaico ha coperto in maniera strutturale circa il 20% del fabbisogno elettrico diurno. Abbondante energia pulita di giorno, quando tutte le attività consumano molta energia.

Il solare fotovoltaico entra quindi in maniera sempre più preponderante nel sistema energetico del nostro paese, ma, per sfruttarlo al meglio, è necessario un cambio di rotta, un cambio di prospettiva: per sfruttare bene tutta la “curva di produzione diurna” degli impianti fotovoltaici bisogna, per quanto possibile, dirottare i consumi elettrici nelle  fasce orarie in cui il fotovoltaico produce.

Come è facilmente intuibile tutti gli impianti fotovoltaici in Italia immettono in rete abbondante energia pulita solo nelle ore diurne, con il tipico andamento “a campana”. Se anche i consumi domestici, oltre a quelli industriali, venissero “incentivati” in fascia diurna, si riuscirebbe a sfruttare al meglio la curva di produzione del fotovoltaico. Riducendo i costi di dispacciamento e quelli dovuti all’overgeneration.

Se la crescita del fotovoltaico e delle altre rinnovabili rappresenta infatti un’occasione fondamentale per il nostro Paese, è anche vero che la questione dell’overgeneration (sovrapproduzione) e dei sistemi di accumulo dovrà accompagnare l’ulteriore sviluppo delle rinnovabili per i prossimi anni.

Ecco cosa si crea, a livello del sistema nazionale, nelle lunghe e soleggiate giornate di tarda primavera: grazie al fotovoltaico si crea un potenziale energetico diurno di circa 12-13 Gigawatt di potenza elettrica. Potenziale che, rispetto al fabbisogno di circa 40 Gigawatt, copre circa un terzo della domanda elettrica.

Mediamente, durante l’anno, il fotovoltaico copre (ad oggi) circa il 7% del fabbisogno elettrico del paese.

Questa situazione pone due priorità al sistema energetico del paese.
Da un lato bisogna cambiare la prospettiva sui consumi domestici: se fino ad ora i consumi serali e notturni venivano incentivati con costi minori dell’energia in bolletta, oggi bisognerebbe incentivare il consumo diurno perchè potrebbe assorbire in maniera ottimale la produzione fotovoltaica “in eccesso” prodotta di giorno (che in bolletta è la fascia F1).
Dall’altro lato bisogna inserire ed incentivare i sistemi di accumulo che hanno il vantaggio di sfruttare l’abbondante produzione diurna per fornire energia pulita (e a basso costo) la sera e la notte.

A spianare la strada al fotovoltaico, e a richiamare ancora di più la necessità di una presa di posizione su parecchi interrogativi, si aggiunge anche il fatto che in tante zone d’Italia, più al centro-sud che al nord, il costo dell’autoproduzione di energia con un impianto fotovoltaico si attesta ormai al di sotto dei 100 euro/MWh. Cioè: 10 centesimi per kwh prodotto. Prezzo molto inferiore al costo lordo dell’energia acquistata dalla rete che supera mediamente i 20 centesimi al kwh.

In tal senso il fotovoltaico in autoconsumo è già parecchio competitivo in tutta Italia, soprattutto al sud.

Non è invece ancora conveniente il fotovoltaico NON in autoconsumo. La rete, infatti, acquista l’energia prodotta al prezzo di mercato di circa 5 centesimi kwh (prezzo medio che varia in base alle fasce orarie ed alla regione). Con un prezzo del genere la (sola) vendita dell’energia prodotta non giustifica ancora l’investimento fotovoltaico (neanche con i prezzi minimi garantiti del “ritiro dedicato”).

Per sfruttare al meglio il fotovoltaico, dunque, servono “nuove prospettive”.

Quali sono queste “nuove prospettive”?
Incentivare i consumi diurni (anzichè quelli serali/notturni) e incentivare a livello “sistemico” l’autoproduzione e l’autoconsumo dell’energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili.

Che dite, ci riusciremo?

mercoledì 9 luglio 2014

SEGUIRE L'ESEMPIO DI WILDPOLDSRIED (GERMANIA) SULLE RINNOVABILI

Sono partiti nel 1997, quando si decise che si dovevano costruire nuove industrie e infrastrutture senza creare debiti
La citta' aveva anche problemi di inondazioni ed allagamenti. Nel 2000 ricevettero dei fondi europei per lavorare sui sistemi di prevenzione per le inondazioni, ed il sindaco decise che sarebbe stato utile includere un sistema naturale di assorbimento dell'acqua usando le lagune locali. Queste avrebbero filtrato e poi rilasciato l'acqua piovana in modo controllato nei ruscelli locali.
Sono partiti cosi, e poi l'idea di fare tutto "naturale" non si e' fermata e nel giro di pochi anni hanno rivestito gli edifici comunali con pannelli solari, creato del biogas per la città  e installato sette pale eoliche. 
190 famiglie si sono installate i pannelli sui tetti e la città' ha creato dei mini impianti idroelettrici.

E cosi Wildpoldsried ha prodotto il 321% dell'energia in piu' rispetto a quel che gli serve, e ha anche guadagnato 4 milioni di euro nel re-immetterla in rete. 
La citta' e' diventata meta di investitori di vario genere che vengono qui attratti dalle condizioni agevolate di fare business.
Wildpoldsried ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali per le sue iniziative energetiche e per la protezione dell'ambiente. Hanno anche creato una iniziativa, il WIR–2020, Wildpoldsried Innovativ Richtungsweisend per ispirare cittadini a fare la loro parte per l'ambiente, e per creare sintonia fra la protezione dell'ecosistema e la creazione di lavoro e benessere verde.
Ogni tanto ci sono dei programmi per mostrare ad altri villaggi come e cosa si puo' fare per migliorare l'efficenza energetica e attrarre capitali per l'industria verde. 
Il sindaco e' stato letteralmente assalito dalla stampa.
Insomma, 4 milioni di euro per 2600 abitanti senza che si avveleni nessuno è un bel traguardo no?

domenica 6 luglio 2014

CON "GUERILLA" UNA SOLUZIONE PER L'ACCUMULO FOTOVOLTAICO SENZA PRATICHE ENEL

Ecco come è possibile, anche in Italia, mettere un sistema di accumulo fotovoltaico, riducendo costi e pratiche Enel

Si chiama Guerilla e, prodotto in Germania, è già in distribuzione in Italia e Spagna.


L’azienda tedesca ASD, Automatic Storage Device, che produce sistemi automatizzati per l’accumulo temporaneo di energia, ha creato un nuovo prodotto, applicabile in campo energetico e utile a chi produce energia con pannelli fotovoltaici e vuole massimizzare l’autoconsumo in sito dalla propria energia.

Guerilla  è stato presentato alla fiera internazionale Solarexpo di Milano(maggio 2014).

Di che si tratta? E quali sono i suoi vantaggi?

In Italia il contesto normativo che dovrebbe regolare l’accumulo fotovoltaico non è ancora del tutto definito. Per ora risulta difficoltoso accumulare energia in batterie e contemporaneamente immettere in rete le eccedenze. Le immissioni in rete con sistemi di accumulo, ad oggi, non possono essere attuate da chi già riceve gli incentivi e in ogni caso richiede laboriose pratiche Enel (e costi) per creare il punto di immissione nella rete Enel.

Come verrà regolato il meccanismo di accumulo/immissione con un impianto fotovoltaico verrà deciso solo nel corso di quest’anno in Italia. 

Parliamo, come detto, di impianti fotovoltaici che hanno sistemi di accumulo e immettono in rete l’energia in eccesso.

In questo stato di incertezza normativa il sistema “Guerilla” è installabile già oggi in Italia, senza bisogno di particolari pratiche o autorizzazioni Enel perchè non ha alcun punto di immissione in rete.

Con questo sistema l’energia prodotta viene, in parte, autoconsumata sul momento, in parte accumulata in batterie. Solo quando le batterie sono scariche il sistema si connette in prelievo dalla rete, come una comune utenza elettrica. Non ha bisogno di immettere in rete le eccedenze e per questo non ha bisogno di costose pratiche Enel per l’invio di energia nella rete.

Chi utilizza il sistema “Guerilla”, secondo quanto dice l’amministratore delegato di ASD,  non immettendo mai nella rete pubblica non viene considerato come “produttore di energia” e per questo non è tenuto ad informare il distributore di elettricità (nel nostro caso Enel distribuzione).

Fino ad oggi sul mercato c’erano solo sistemi di accumulo con immissione in rete dell’energia in eccesso. Da oggi c’è un sistema di accumulo che, pur rimanendo allacciato in prelievo alla rete, non ha bisogno di pratiche Enel nè di lavori per immettere energia in rete.

L’azienda italiana che già distribuisce il prodotto in Italia è Alfavolt. Questo sistema di accumulo fotovoltaico, grazie alla possibilità di bypassare il gestore di rete, ha secondo l’azienda un ottimo potenziale in Italia perchè dà la possibilità agli utenti di autoprodurre ed autoconsumare l’elettricità risparmiando in bolletta e conquistandosi la propria autonomia dai prezzi di mercato dell’energia, dai produttori e dai distributori di rete.

Grazie ad un sistema smart di gestione dei flussi, inoltre, il sistema è in grado di “dirottare” i flussi di elettricità in base ai bisogni: autoconsumo immediato o ricarica delle batterie. Il sistema è in grado, inoltre, di ricaricare gli accumulatori anche in presenza di basso irraggiamento: le batterie si caricano già da un watt di potenza fotovoltaica in uscita dai pannelli.

Un ultimo vantaggio riguarda la sicurezza: la tecnologia utilizzata per gli accumulatori è quella al litio-ferro-fosfato. Questo tipo di batterie, comunque molto efficienti, non sono soggette a rischio di incendi nè di esplosioni.

mercoledì 11 giugno 2014

SORPRESA NEI PANNELLI FOTOVOLTAICI: DOPO 25 ANNI RENDONO ANCORA PIÙ DELL'80%

Quanto dura un pannello fotovoltaico? Poichè la maggior parte di essi è garantita per 25 anni, spesso si pensa che questa sia anche la sua durata.
Il pannello dura in realtà molto più a lungo, perchè dopo 25 anni non smette di produrre energia, visto che il suo rendimento (rispetto al valore iniziale) è un po' più dell'80%.
Si possono desumere questi dati dall'analisi di quasi 2000 pannelli che sono stati monitorati per periodi da 10 a 40 anni da due ricercatori del National Renewable Energy Laboratory(Jordan, Kurtz, Prog Photovolt: Res. Appl. 2013;21;12-2).
Metà dei pannelli decade per meno dello 0,5% all'anno e i tre quarti per meno dell'1%. Il decadimento medio dell'intera popolazione è pari allo 0,775% *
Questo significa che in media dopo cinque anni il rendimento è al 96%, dopo dieci al 92%, dopo venticinque all'82%, dopo cinquanta al 68% e dopo cento al 49%.
Espresso in altra forma, possiamo dire che nell'arco di cinquant'anni il pannello lavora per l'equivalente di 42 anni  con il rendimento iniziale.**
Questo dovrebbe farci capire che il fotovoltaico è un investimento a lunghissimo termine. Avendo spazio a sufficienza, è possibile lasciare i pannelli a dimora in modo che dopo un secolo producano ancora energia gratuita per i pro-pronipoti.
Per poter apprezzare questo ragionamento dobbiamo naturalmente sentirci responsabili per quelli che verranno; ma questo è il principio di responsabilità, che è di fatto la base di partenza per ogni etica planetaria nel 21° secolo.

Il decadimento è esponenziale cioè rallenta con il tempo, visto che ogni anno la produzione di energia è in media il 99,225% dell'anno precedente. Per chi è familiare con gli esponenziali, la curva qui sopra ha equazione y=exp(-0,00778t).
**  Posta pari a 1 l'energia prodotta il primo anno, dopo t anni l'energia cumulativa prodotta è pari a 128,5[1-exp(0,00778t], funzione integrale dell'esponenziale di nota precedente.

sabato 7 giugno 2014

SALVARE L'AFRICA CON IL SOLE!

Il continente africano deve lottare ogni giorno per la sopravvivenza: la popolazione, in particolar modo nella fascia sub-sahariana, continua a crescere rapidamente, ma la scarsità di energia elettrica frena in maniera pesante lo sviluppo. Perchè allora non ricorrere all’energia solare?


Basti pensare che il 30% dei centri sanitari e il 65% delle scuole primarie non hanno accesso all’elettricità, e i dati sono ancora più sconcertanti se puntiamo l’attenzione sulla popolazione del sub-sahara: il 70% degli abitanti rimane al buio dopo il tramonto, oltre a vivere nell’impossibilità di conservare cibi freschi nel frigorifero e svolgere tutte quelle normali azioni del quotidiano a cui noi occidentali non prestiamo neanche più caso.

Secondo un recente rapporto di Green Alliance solo le energie rinnovabili potranno salvare l’Africa. Realizzare le infrastrutture necessarie per far arrivare l’elettricità nei posti più sperduti si rivelerebbe troppo oneroso, per cui è necessario puntare su soluzioni off  grid.

In questo processo l’UE svolgerebbe un ruolo rilevante, essendo in grado di investire sulla diffusione massiccia del rinnovabile nel continente africano. Inoltre l’energia verde può rappresentare anche un’ottima occasione per offrire nuovi posti di lavoro e incentivare lo sviluppo economico dell’Africa.
Attualmente l’energia solare ha consentito a 2 milioni e mezzo di famiglie del Kenya di poter avere accesso all’energia, riducendo del 12,6% le spese sostenute.
Le fonti rinnovabili hanno dei costi nettamente inferiori rispetto ai vecchi generatori diesel e rappresentano la soluzione più efficace ed immediata.

Se entro il 2030 tutta la popolazione mondiale dovrà avere accesso all’energia, allora è bene che si sfrutti questo potenziale, di cui il Continente Nero è ricchissimo!
L’obiettivo ambizioso sarà costruire un ponte culturale ed economico tra le imprese dei Paesi occidentali e quelli in via di sviluppo, di modo da creare delle partnership che siano in grado di risollevare le condizioni di un continente ancora martoriato da epidemie e povertà.
Sperando vivamente che non si faccia per lucro ma bensì per aiutare il prossimo...i nostri fratelli! 

martedì 3 giugno 2014

RINNOVABILI: PASSAGGIO EPOCALE E IRREVERSIBILE CHE NESSUNO PUÒ FERMARE

E’ in corso una transizione, dal petrolio e i combustibili fossili ed esauribili (come l’uranio) a forme di energia rinnovabili (come il sole ed il vento).

Più in generale, stiamo assistendo ad un cambio di paradigma in cui, invece che sfruttare e depredare, arroccati nella lotta per risorse scarse, stiamo concependo il mondo come qualcosa in grado di nutrirci e sostenerci, se considerato e custodito con saggezza.

Questo passaggio epocale è qualcosa di irreversibile, nonostante tutti gli sforzi contrari che varie lobby e gruppi di potere stanno facendo, è quanto sostiene l’analista energetico Chris Nelder. 
Non è un fenomeno di cui parlano solo ecologisti e associazioni ambientali, anche i fondi di investimento e le banche se ne stanno rendendo conto.

La potente banca Morgan Stanley ha affermato in marzo che il calo drastico del costo di pannelli solari e batterie di stoccaggio può spingere sempre più persone a uscire dalla rete energetica.
The Guardian, celebre quotidiano britannico, inserisce la transizione verso fonti rinnovabili all’interno di un generale contesto che cerca attivamente soluzioni alle continue crisi economiche e sociali, in un’ottica di decentramento, in cui il potere viene redistribuito tra le persone e le comune.

Non solo previsioni o dibattiti, la transizione sta diventando realtà. Un’azienda di fornitura elettrica del Texas, la Austin Energy, ha infatti firmato un contratto di acquisto di energia da un impianto solare di 150 megawatt a meno di 5 centesimi di dollaro (circa 4 centesimi di euro) per kilowatt, il prezzo più basso mai raggiunto finora dal solare. In questa trattativa hanno pesato sicuramente gli incentivi del governo federale degli Stati Uniti ma il prezzo del gas naturale non è molto più basso, senza considerare che le fluttuazioni del mercato di questo combustibile fossile sono notevoli e le previsioni per il futuro parlano di continui aumenti.

Se aggiungiamo lo sforzo dell’azienda Tesla di ridurre drasticamente in 6 anni il costo delle batterie al litio per le automobili elettriche, capiamo che le rosee previsioni di un transizione alle rinnovabili sempre più generalizzata non è un’utopia.

Sempre negli Stati Uniti, esistono aziende che offrono servizi in leasing per l’immagazzinamento di energia solare per edifici commerciali a prezzi sempre più competitivi.

Dall’altra parte, quella del “vecchio” petrolio, le previsioni di estrazione e di barili prodotti annualmente sono sempre più fosche. Chevron and ExxonMobil vedono riurrre di anno in anno le loro stime di produzione, mentre il prezzo del barile si attesta sempre più come probabile sui 100 dollari (circa 73 euro). Senza parlare poi dei sempre più numerosi “piccoli” disastri ambientali connessi alla produzione e distribuzione dei combustibili fossili che avvengono continuamente nei soli Stati Uniti.
Non si tratta però di una nuova “tecno-felicità” come la chiama Chris Nelder, cioè di credere che le tecnologie green possano mantenere lo status quo economico fatto di iper-crescita e iper-consumo. L’autore ha scritto decine di articoli sul “peak oil“, sul raggiugimento del picco di produzione del petrolio e il conseguente rischio di un crollo dell’economia mondiale basata quasi interamente su questa risorsa esauribile. Per anni ha avverito i suoi lettori in merito ai pericoli concreti di un fenomeno che cambierà il destino dell’umanità. Si è accorto però che le storie negative, con un finale drammatico, non spingono a modificare i propri comportamenti, anzi, spingono alla paura e all’inerzia.
L’analisi di Nelder sull’inevitabile transizione non ha lo scopo di far credere che sarà tutto bello e facile ma di stimolare al cambiamento verso una rivoluzione veramente ecologica, come già da anni fa Jeremy Rifkin, che parla di una “terza rivoluzione industriale” dove non sarà tutto uguale a prima solo con pannelli solari al posto delle centrali a carbone ma dove la produzione e la distribuzione dell’energia saranno dettate da reciprocità e solidarietà, nonché rispetto verso se stessi e la Natura.
Invece di focalizzarsi sul collasso, si tratta di alimentare il fuoco di un nuovo modello culturale che non è fatto solo di solare, eolico o idrogeno, ma è un sentiero di rinnovamento profondo.
Quindi..avanti con le rinnovabili!

martedì 27 maggio 2014

100% RINNOVABILI, LA DANIMARCA INSEGNA

Il 100% rinnovabili sul breve-medio termine non è una fantasia da ecologisti integralisti. Se c'è la volontà politica è uno scenario raggiungibile in tempi relativamente rapidi, con costi assolutamente sostenibili e grandi ricadute positive in termini di sicurezza energetica e occupazione, oltre che di salute, tutela dell'ambiente e lotta al cambiamento climatico. La Danimarca lo sta dimostrando: uno studio governativo pubblicato qualche giorno fa porta nuove indicazioni sulle strade che il paese può percorrere per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si è dato, cioè liberarsi completamente dalle fonti fossili entro il 2035 per quel che riguarda l'elettricità e il riscaldamento e andare il 100% da rinnovabili, decarbonizzando completamente anche il settore trasporti, entro il 2050.
Nel report, titolo inglese Energy Scenarios for 2020, 2035 and 2050, si mettono a confronto 5 scenari: uno in cui le fonti fossili permangono e quattro in cui vengono eliminate, come da obiettivi nazionali. Tra le quattro strade per liberarsi completamente da gas, petrolio e carbone una, battezzata “Wind”, punta soprattutto su eolico e elettrificazione dei trasporti (ma le biomasse e il biogas hanno comunque un ruolo importante), una, “Biomass”, punta molto sulle biomasse, “Bio+” prevede un sistema basato sui combustibili attuali dove però carbone, petrolio e gas siano sostituiti da biomasse, biocarburanti e biogas, mentre in “Hydrogen” c'è l'idrogeno a svolgere un ruolo importante di vettore energetico per accumulare l'energia prodotta dalle rinnovabili, eolico in primis.

Ne esce che gli scenari fossil-free sono solo poco più costosi rispetto a quello in cui le fossili hanno ancora un ruolo: il più economico tra gli scenari 100% rinnovabili costerebbe solo 800 milioni di euro più dello scenario “Fossil fuels”, cioè sarebbe più caro solo del 5%. Il costo stimato di avere un sistema energetico completamente decarbonizzato al 2050 va da circa 18 a 21 miliardi di euro. Il grosso dello sforzo, circa metà della spesa stimata nei vari scenari, si deve al settore trasporti. Il bivio davanti al quale la Danimarca si trova, emerge dal report, è tra puntare più su vento ed elettrificazione o più sulle biomasse: puntare sulle bioenergie è più economico e richiede meno investimenti in infrastrutture, ma dà meno sicurezza energetica e il risparmio potrebbe essere vanificato da un aumento dei prezzi delle biomasse.
Quale sia la strada che sceglierà, il paese scandinavo conferma di essere un passo avanti rispetto al resto del mondo. La trasformazione del sistema energetico qui è già in fase avanzata: nel 2012 il vento forniva il 25% del fabbisogno elettrico, nel 2013 è arrivato al 33%. Per il 2020 si punta ad ottenere dal vento il 50% dell'elettricità e gli sforzi per adattare la rete elettrica ad una tale penetrazione di questa fonte non prevedibile stanno facendo della Danimarca un paese all'avanguardia sulle tecnologie e sulle soluzioni per la smart grid. Anche su biomasse, biogas, biometano e teleriscaldamento il Paese è all'avanguardia, mentre c'è un forte supporto anche all'elettrificazione dei trasporti.
Se la Danimarca è la prima della classe su questo fronte, va sottolineato, è perché a Copenhagen la transizione energetica è una priorità nazionale che ha messo d'accordo praticamente tutti gli schieramenti politici. L'obiettivo del 100% rinnovabili che il paese ha adottato a marzo 2012 è stato approvato dal Parlamento danese con 171 voti su 179. A febbraio tutti i maggiori partiti, dai Socialdemocratici al governo, ai Conservatori, ai Socialisti fino all'Alleanza Rosso-Verde, hanno votato compatti per nuovi obiettivi ancora più ambiziosi: una legge che impone alla Danimarca di tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020.
Dunque, mentre in Italia non mancano (sia nel centrodestra che nel centrosinistra) esponenti politici di primo piano che invitano a frenare sullo sviluppo delle rinnovabili e sulla lotta la global warming perché sono un costo insopportabile per l'economia, il Parlamento danese votava quasi all'unanimità per alzare del 10% l'obiettivo assegnato dall'Europa.

lunedì 7 aprile 2014

IL FOTOVOLTAICO AUTOSUFFICIENTE

E se un giorno la tecnologia solare fosse completamente autosufficiente, vale a dire in grado di autoprodursi i materiali fotovoltaici necessari? 

Quello che per molti potrebbe essere solo un’utopia, all’Università dell’Oregon è già realtà. 


Gli scienziati del dipartimento di ingegneria chimica dell’ateneo americano hanno messo a punto un nuovo processo che sfrutta il sole per produrre materiali di grado solare da impiegare nei dispositivi fotovoltaici. “Questo approccio dovrebbe funzionare in maniera ottimale ed è, inoltre, completamente eco-friendly”, afferma Chih-Hung Chang, autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista scientificaAdvances RSC.


Il lavoro si basa sull’uso di un microreattore a “flusso continuo” capace di produrre inchiostri di nanoparticelle. Attraverso il nuovo processo, la luce solare viene focalizzata sul microreattore che si riscalda rapidamente, pur consentendo un controllo preciso della temperatura. In questi esperimenti, spiegano i ricercatori, la luce è stata prodotta artificialmente, ma il processo potrebbe essere eseguito tranquillamente con luce solare diretta.

“Il nostro sistema è in grado di sintetizzare materiali energetici in pochi minuti rispetto ad altri processi che potrebbero richiedere dai 30 minuti alle due ore”, ha commentato Chang. Nel dettaglio gli scienziati hanno prodotto un inchiostro di rame indio diseleniuro (noto come CIGS) ma con lo stesso processo si potrebbe ottenere anche il solfuro di zinco rame stagnato (CZTS), entrambi componenti low cost del fotovoltaico a film sottile. Secondo gli scienziati i progressi ottenuti grazie a questa scoperta potranno presto permettere di abbattere il costo dell’energia solare, velocizzando i processi produttivi e azzerando qualsiasi impatto sull’ambiente.

martedì 25 marzo 2014

LE ENERGIE PULITE DEL FUTURO

Fotovoltaico smart grid, stoccaggio e mobilità elettrica sono le nuove energie pulite del futuro.

Quali le principali tendenze per il settore dell’energia pulita?


Ciò che oggi emerge sulla scena internazionale è una duplice tendenza di mercato: in primo luogo assistiamo ad uno spiccato interesse per le questioni relative all’ integrazione di rete delle fonti rinnovabili che, non garantendo la stabilità della produzione, hanno bisogno di integrarsi al meglio con le infrastrutture di rete esistenti. Fotovoltaico, dunque, ma non solo: la priorità è oggi quella di riuscire ad integrarlo al meglio nelle reti esistenti. Le smart grid, le cd. “reti intelligenti”, hanno il compito di rispondere in maniera intelligente a questo bisogno.

In secondo luogo il tema caldo è quello dello stoccaggio elettrico dell’energia prodotta con le fonti rinnovabili, fonti per definizione fluttuanti ed intermittenti. Lo stoccaggio è il mezzo che permette di rendere continua e stabile l’energia che per definizione stabile non è. Fotovoltaico smart grid e stoccaggio elettrico sono le nuove leve del settore in Italia e nel mondo.

Le soluzioni esistenti per l’immagazzinamento dell’energia elettrica vanno da piccoli accumulatori a batteria ad accumulatori combinati con celle a combustibile, fino ai grandi accumulatori per l’industria e le reti. 

Questi prodotti innovativi sono stati presentati da più di 140 aziende internazionali all’ultima Intersolar Europe, l’annuale più importante fiera internazionale di settore. Questo fa pensare che siamo solo ai “primi passi” per la produzione e diffusione su ampia scala dei sistemi autonomi di accumulo di energia, diffusione che fa ben sperare in una prossima graduale riduzione dei prezzi. Il rapporto costo-efficienza degli accumulatori è infatti attualmente uno dei principali limiti alla loro diffusione su ampia scala.

Negli ultimi anni il numero delle nuove installazioni fotovoltaiche in Germania, Italia, Spagna, Cina e molti altri paesi è aumentato considerevolmente. Questo elevato livello di crescita fa ben sperare nello sviluppo di ulteriori opportunità sullo scenario internazionale, nuove potenzialità che passano da nuove e più efficienti tecnologie energetiche pulite.

Le nuove tecnologie di produzione sono infatti sempre più accompagnate da sempre migliori tecnologie di gestione dell’energia, tecnologie orientate alla riduzione degli sprechi energetici ed al miglior utilizzo dell’energia. Fotovoltaico e smart grid rappresentano non solo una migliore integrazione con la rete elettrica delle fonti rinnovabili, ma anche risparmio ed efficienza del sistema elettrico complessivo. 

Anche lo stoccaggio elettrico, l’altra faccia della medaglia, sarà tra le nuove opportunità del settore, anche grazie alla spinta della politiche verso la mobilità elettrica che usa anch’essa batterie elettriche.

In tal senso l’innovazione tecnologica del fotovoltaico, delle reti e delle altre fonti rinnovabili stanno facendo passi da gigante, ben oltre le “spinte incentivanti” delle politiche nazionali (che in Italia, peraltro, sono da tempo terminate).

Un altro tema emergente sullo scenario globale è quello della E-Mobility legato a doppio filo al settore del fotovoltaico smart grid e delle rinnovabili elettriche: auto che vanno ad elettricità hanno bisogno di efficienti batterie, da un lato, e di generatori elettrici economici e puliti, dall’altro. Quello dell’immagazzinamento / stoccaggio dell’energia elettrica con batterie di accumulo è anche per questo un tema cruciale.

Può il fotovoltaico mettersi al servizio della nuova mobilità elettrica? Sì: si sta lavorando, per questo, su tettoie fotovoltaiche per auto elettriche, stazioni di ricarica alimentate dai pannelli solari, parcheggi fotovoltaici, sistemi di ricarica elettrica in grado di alimentarsi anche col sole ecc..

Fotovoltaico smart grid e stoccaggio elettrico rappresentano per questo il futuro dell’energia pulita.

TI PIACCIONO QUESTI POST? AIUTAMI A FARLI "GIRARE" SUL WEB! 

VISITA IL MIO NUOVO PORTALE

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...